31 anni di Mani Pulite

Il 17 febbraio 1992 l’arresto dell’esponente del Psi milanese e presidente del Pio Albergo Trivulzio, Mario Chiesa, ha segnato l’inizio di Mani Pulite. L’inchiesta giudiziaria fu coordinata dalla Procura di Milano da Francesco Saverio Borrelli, dall’aggiunto Gerargo D’Ambrosio e assegnato ai magistrati Antonio Di Pietro, Piercamillo Davigo, e Gherardo Colombo .

Il sistema di corruzione

In meno di due anni, l’indagine ha fatto emergere migliaia di casi di corruzione, un sistema ben organizzato di saccheggio tra affari e politica. Tra i 1200 condannati c’erano imprenditori importanti, tesorieri di partito e leader politici che hanno governato l’Italia.  

Dopo circa un mese dall’arresto, Chiesa iniziò a collaborare con i giudici, portando allo scoperto diverse decine di amministratori e imprenditori. Le indagini si propagarono in  tutta Italia: Verona, Reggio Calabria, Napoli, Parma, Ancona, Varese, Firenze, Roma, Venezia. Questa inchiesta portò le dimissioni del Segretario nazionale del Psi Bettino Craxi e di sette ministri del governo dell’allora Governo presieduto da Giuliano Amato.

Man mano che le indagini andavano avanti si scoprirono dei sistemi ben consolidati di tangenti nell’aggiudicazione degli appalti pubblici relative a strade, metropolitane, autostrade e istituti penitenziari. Furono coinvolte le grandi imprese pubbliche come Ferrovie dello Stato, Poste, Enel e Eni. A queste si aggiungevano anche aziende private. Dai verbali emergono le ammissioni del Paolo Scaroni che all’epoca guidava la Techint. Il super manager raccoglieva dalle altre aziende i soldi per consegnarli ai tesorieri socialisti per ottenere gli appalti per le centrali Enel, di cui poi è diventato manager.

Nel 1994 un filone di indagini su tangenti pagati da imprenditori per evitare controllo portò a 100 arresti nella Guardia di Finanza; nel 1996 vennero incriminati giudici, avvocati per corruzione in atti giudiziari. Tra le aziende interessate emerse la Fininvest di Silvio Berlusconi, diventato Capo del governo.

A distanza di trent’anni il processo Mani Pulite è ancora oggetto i dibattito tra garantisti e giustizialisti, ma è anche terreno di scontro tra i magistrati e la politica. Infatti, l’inchiesta ha ridisegnato la geografia politica italiana decretando la fine della Prima Repubblica. 

Immagine di copertina antimafiaduemila.it

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