Il 42^ anniversario della strage alla stazione di Bologna

Era il 2 agosto del 1980, un afoso sabato di partenze per le vacanze. Alle 10,25, nella sala d’aspetto della stazione di Bologna, esplose una valigia abbandonata, contenente 23 kg di esplosivo.
Lo scoppio provocò il crollo delle strutture sovrastanti, quali le sale d’aspetto di prima e seconda classe dove si trovavano gli uffici dell’azienda di ristorazione Cigar e di circa 30 metri di pensilina. L’esplosione investì anche il treno Ancona-Chiasso in sosta al primo binario. Il bilancio fu di 85 morti e 200 feriti.

Fu uno degli atti terroristici più gravi del secondo dopoguerra, insieme alla strage di Piazza Fontana del 12 dicembre 1969, alla strage di piazza della Loggia del 28 maggio 1974 e alla strage del treno Italicus del 4 agosto 1974.

La vicenda giudiziaria e i tentativi di depistaggio

Dall’avvio delle indagini ci furono i primi tentativi di mettere in dubbio la natura dolosa dello scoppio, infatti vennero ipotizzate cause fortuite quali lo scoppio di una caldaia sita nel sotterraneo della stazione. Ma rilievi e testimonianze raccolte sul posto portarono le cause ad una matrice terroristica, di destra. 

Alla fine di agosto fu abbozzata la prima ipotesi accusatoria, ma con il passaggio  dalla Procura all’Ufficio Istruzione, l’indagine iniziò ad essere spezzettata. Venne inviata a Roma per competenza e i tentativi di depistaggio si fecero sempre più pesanti.

Eppure la strage era stata annunciata già un mese prima nel colloquio tra Rinani e Presillo, tra Amos Spiazzi e Ciccio Mangiameli, negli ambienti dei servizi segreti con il rapporto Spiazzi. Il giudice d’Amato, nelle audizioni del 25 marzo e 13 giugno 1980, davanti al CSM, aveva annunciato la pericolosità dinamitarda dei gruppi eversivi di destra.

Nonostante le avvisaglie, secondo Licio Gelli (Gran Maestro della loggia massonica P2) e Elio Cioppa (Alto dirigente del S.I.S.M.I.) la pista era quella internazionale.
Da allora iniziarono dei contrasti feroci all’interno del tribunale, in parte fomentati dalla stampa, che avvalorava  tesi e avvenimenti fantasiosi tendenti a screditare i giudici che avevano svolto la prima parte dell’indagine.

Le condanne

La sentenza di condanna venne emessa nel 1988. Per la strage furono condannati in via definitiva gli esecutori materiali, ex militanti dei nuclei armati rivoluzionari (Nar): Valerio Fioravanti, Francesca Mambro e Luigi Ciavardini.

Mentre i condannati per depistaggio erano tutte persone  iscritte a logge massoniche: Licio Gelli ( Gran Maestro della loggia massonica P2),  Generale Pietro Musumeci e il Colonnello Giuseppe Belmonte, gli alti ufficiali del S.I.S.M.I. servizio segreto militare.

Il 18 luglio 1990 fu emessa la sentenza della Corte d’Appello: furono tutti assolti dall’accusa di strage. Il M.S.I. che chiese la cancellazione dalla lapide presso la stazione di Bologna della scritta ‘Strage Fascista’
Il Presidente del Consiglio Andreotti si disse d’accordo ed il Presidente della Repubblica Francesco Cossiga chiese ufficialmente scusa all’M.S.I.

Il 12 febbraio 1992 le Sezioni Unite Penali della Corte emise la sentenza secondo cui il processo d’appello andava rifatto. La Corte definì la sentenza d’appello: illogica, incoerente, immotivata o scarsamente motivata, in alcune parti vi erano tesi inverosimili che neppure la difesa aveva sostenuto.

Nell’ottobre del 1993 il secondo processo d’appello confermò la sentenza di primo grado.

Il 22-23 Novembre 1995 la Corte Suprema di Cassazione a Sezioni Unite Penali condannò definitivamente all’ergastolo, per la strage del 2 agosto 1980 alla Stazione di Bologna, Valerio Fioravanti e Francesca Mambro.

Furono condannati definitivamente per depistaggio delle indagini, i massoni Licio Gelli, Francesco Pazienza, il generale Musumeci e il colonnello Belmonte, questi ultimi due, ufficiali del servizio segreto militare.

Il nuovo processo

Dopo 41 anni, i parenti delle vittime non hanno mai smesso di cercare giustizia e verità. Il tassello mancante sul fronte della verità processuale riguarda ancora i mandanti.
Per la Procura generale, la strage di Bologna fu finanziata da un flusso di milioni di dollari di matrice piduista.

Nel nuovo processo iniziato il 16 aprile  2021 il principale imputato è Paolo Bellini, ex esponente di Avanguardia Nazionale, considerato dalla Procura tra gli esecutori dell’attentato, detto anche il “quinto uomo”.

La prima svolta del processo è avvenuta il 21 luglio 2021, quando l’ex moglie di Bellini ha riconosciuto il marito come l’uomo che compare in un firmato amatoriale, girato il 2 agosto 1980 poco dopo lo scoppio.

Con le poche parole che Bellini ha concesso ai cronisti ha fatto intendere di paragonarsi a due anarchici italiani giustiziati da innocenti sulla sedia elettrica a Boston nel 1927.

Dopo 76 sentenze, il 6 aprile 2022 la Corte d’Assise ha condannato in primo grado all’ergastolo Bellini, ex esponente dell’organizzazione neofascista Avanguardia Nazionale,  per concorso nella strage del 2 agosto 1980 alla stazione ferroviaria di Bologna.

“Finalmente quest’anno c’è stato il processo ai mandanti, in primo grado ha dato una sentenza importante, che ha confermato quelle che per noi erano intuizioni. Adesso la Corte di assise ha confermato che la strage di Bologna è stata finanziata dalla loggia massonica P2, protetta dai vertici dei servizi segreti e eseguita da terroristi fascisti. Cominciamo ad avere sentenze è sempre più difficile confondere le acque con piste assurde”. Così il presidente dell’associazione dei familiari delle vittime della Strage del 2 agosto 1980, Paolo Bolognesi, nel suo intervento nel cortile del Comune nel giorno del 42/o anniversario.

 

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