Affossata alla Camera una mozione che avrebbe vietato ai parlamentari di ricevere erogazioni da Stati stranieri

Il caso Qatargate a quanto pare non ha scosso le coscienze dei nostri parlamentari. Nei giorni scorsi alla Camera è stata affossata una mozione del M5S che avrebbe vietato a tutti coloro che ricoprono  cariche di governo nazionali e regionali di ricevere erogazioni dai Paesi esteri.

Questa norma era stata ribattezzata “anti-Renzi”, perchè il leader di Italia Viva nel 2022 aveva dichiarato di aver incassato 1,1 milioni di euro per «prestazioni fornite in qualità di consulente all’Arabia Saudita», rivendicando la legittimità della sua attività extraparlamentare. Se il comportamento del senatore Renzi per molti può essere considerato inopportuno, tuttavia non ha violato la legge, perchè l’ordinamento lo permette.

La situazione attuale 

Ad oggi è vietato solo ai partiti e movimenti ricevere somme di denaro da Stati esteri, ma non per i parlamentari in carica, che possono ricevere erogazioni, svolgendo attività di lobbying per gli altri Paesi. Questo aspetto è particolarmente complicato quando si tratta di Paesi non europei, che violano i diritti umani, come il caso dell’Arabia  Saudita.

Tutto questo avviene nonostante il Consiglio d’Europa tramite il GRECO (il Gruppo di Stati contro la Corruzione) da anni chiede all’Italia di introdurre una regolamentazione per le attività extraparlamentari. I codici di condotta della Camera e del Senato sono inadeguati perchè in entrambi non è previsto un divieto a ricevere doni o denaro da parte di Stati esteri.

Cosa prevedeva la mozione bocciata 

La mozione del M5S, bocciata da tutta la maggioranza, con l’astensione del Pd, prevedeva il divieto per le cariche di governo e i parlamentari di accettare, durante il  mandato e nell’anno successivo alla  cessazione, contributi, prestazioni o altre utilità di valore complessivo superiore a 5mila euro annui da parte di governi o enti pubblici di Stati esteri o persone giuridiche con sede in uno Stato estero non assoggettate a obblighi fiscali in Italia.

L’ente controllore doveva essere l’Anac. In caso di violazioni accertate sarebbe scattata  l’ineleggibilità e l’incompatibilità per cinque anni rispetto alle cariche .

Per The Good Lobby,  l’Italia ha perso l’ennesima occasione di introdurre regole che limitino i potenziali di conflitti interessi,  garantiscano adeguati standard di trasparenza e che, soprattutto, riducano il rischio di casi di corruzione da parte dei paesi stranieri.

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