In Afghanistan le donne non hanno più diritti

Con il ritorno dei talebani la condizione delle donne in Afghanistan è notevolmente peggiorata. L’Afghanistan oggi è uno dei paesi più maschilisti del mondo.

La considerazione della donna è determinata da una combinazione di cultura tribale e religiosa che vede l’uomo al centro del mondo. La sharia vede gli uomini e le donne uguali agli occhi di Dio, ma con obblighi e doveri differenti. La donna infatti è discriminata nell’eredità e nelle libertà personali. Oggi le donne afghane non possono studiare, lavorare, fare sport, viaggiare sole e farsi curare da medici maschi. Non potendo studiare non possono diventare delle dottoresse. Dunque non potranno essere curate.

Secondo quanto riferiscono gli attivisti, i talebani hanno ordinato alle titolari di diverse province dell’Afghanistan di chiudere i loro negozi. Hanno anche imposto ai proprietari terrieri di non affittare alle donne.

Per i proprietari di negozi è obbligatorio coprire i volti dei manichini  femminili.

Fonte immagine: Sara Wahedi

 

Sara Wahedi

 

A dicembre i talebani hanno ordinato a tutte le organizzazioni nazionali e internazionali di non far lavorare le donne, con gravissime ripercussioni sulla vita di migliaia di persone.

Nello stesse mese, il ministro dell’istruzione superiore dei talebani ha annunciato il divieto di accesso all’università alle ragazze.
I talebani hanno vietato alle donne di sostenere l’esame di ammissione all’università (Kankor) in Afghanistan. Questo significa che il divieto per le donne di accedere all’università sarà permanente.

A maggio scorso il  leader supremo dell’Afghanistan e capo dei talebani ha imposto alle donne di indossare il burqa in pubblico. La stessa restrizione fu imposta dal primo regime talebano dal 1996 al 2001.

In tutto questo è ben visibile l’incapacità della comunità internazionale che si limita solo a proclami, ma senza alcun impatto concreto.

Il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha dichiarato di essere “profondamente allarmato” per l’erosione dei diritti delle donne nel Paese. Ha esortato i talebani “a riaprire le scuole e invertire rapidamente queste politiche e pratiche, che rappresentano una crescente erosione per il rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali”.

Il 4 aprile 2023 le autorità talebane hanno emesso un ordine che vieta alle donne afghane che fanno parte del personale delle Nazioni Unite di continuare a lavorare. 

Dopo qualche settimana, in una risoluzione, il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha condannato la decisione dei talebani  di vietare alle donne di lavorare per le Nazioni Unite, chiedendo ai leader talebani di “revocare rapidamente” la loro decisione.

A maggio alcune fonti locali di Kabul hanno riferito della chiusura dei centri educativi per ragazze sopra la prima media, gli unici ancora rimasti aperti.

Il Purple Saturday’s Movement  ha definito queste misure dei talebani “misogine”. Nella dichiarazione il movimento ha chiesto alla comunità internazionale di esercitare serie misure e “sanzioni oneste” sul gruppo per fare pressioni affinché rispettino i diritti umani, in particolare i diritti delle donne.

A luglio i talebani hanno imposto la chiusura di tutti i centri di bellezza del paese. Secondo diverse stime l’ennesimo divieto lascerà disoccupate circa 60,000 donne afghane.

Nonostante tutto, le donne afghane, nonostante i divieti, continuano a manifestare per chiedere istruzione, lavoro e libertà.

 

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