Benjamin Netanyahu, dopo un anno di opposizione, torna a guidare Israele. Alle elezioni di martedì, il suo partito, il Likud, risulta il più votato. Il partito centrista del primo ministro uscente Yair Lapid arriva secondo con 25 seggi, mentre l’estrema destra formato da Potere Ebraico e dal Partito Sionista Religioso conquista il terzo posto con 15 seggi. Si tratta di un risultato clamoroso, dato che questi partiti estremisti alle scorse elezioni erano ai margini della politica israeliana.
I risultati sono quasi definitivi, bisognerà vedere se la coalizione di destra si trasformerà in maggioranza di governo. Nel caso, Itamar Ben-Gvir, il capo del partito Potere Ebraico, noto per le sue posizioni violente e razziste, potrebbe tenere per sé il ministero della Pubblica sicurezza, mentre il suo alleato Bazel Smotrich vorrebbe la Difesa. Ben-GVir è stato più volte accusato di fomentare disordini, vandalismo, istigazione al razzismo e sostegno a una organizzazione terroristica. E’ stato condannato otto volte, e ha più volte esortato le forze dell’ordine a sparare ai manifestanti palestinesi dentro Israele e in Cisgiordania.
Il consenso per Netanyahu è solido
Benjamin Netanyahu inizierà tra pochi giorni il suo sesto mandato da primo ministro. Nonostante i tre processi per corruzione e frode dove è implicato, la diffusione di fake news sui palestinesi e israeliani arabi, i rapporti con Putin, Trump e il saudita Mohammad bin Salma, la gestione molo discutibile della pandemia, il consenso per lui sembra tenere.
Per diversi commentatori il suo successo è determinato da una sua insistenza sulla sicurezza interna di Israele. Infatti, negli anni in cui ha governato, ha insistito molto sulla sicurezza, investendo somme imponenti per le forze di sicurezza e attuando controlli molto severi e violenti nei confronti dei palestinesi. Con questa politica Netanyahu è riuscito a rafforzare il suo consenso, facendo apparire la sinistra poco interessata ai problemi degli israeliani e più vicina ai palestinesi.
Fonti: Ispi