Carovana dei ghiacciai: prosegue la riduzione delle masse glaciali

Il bilancio dell’edizione 2021 della Carovana dei Ghiacciai conferma del  codice rosso  dell’Onu sul clima. Su tutto l’arco alpino è in atto un pesante trend di riduzione delle masse glaciali con importanti segnali di progressiva accelerazione negli ultimi 30 anni. A causa del riscaldamento climatico i ghiacciai perdono superficie e spessore, “rifugiandosi” sempre più in alta quota e frammentandosi e disgregandosi in corpi glaciali più piccoli.

La febbre alta dei ghiacciai: l’Adamello

A testimoniare in maniera tangibile lo stato di salute dei ghiacciai alpini è per esempio il ghiaccio più esteso d’Italia, l’Adamello, dove ogni anno spariscono  14 milioni di metri cubi di acqua pari a 5600 piscine olimpioniche.

La sua estensione areale infatti si sta riducendo progressivamente, passando dai circa 19 km2 del 1957 ai circa 17.7 del 2015. Seppure lo spessore del ghiacciaio sia notevole, negli ultimi anni si sta registrando anche una progressiva riduzione pari a 10-12 metri dal 2016 ad oggi. 

 Si registra anche un marcato ritiro della sua fronte di oltre 2000 m negli ultimi 160 anni tanto da poter parlare, dati del Comitato Glaciologico (CGI) alla mano, di un progressivo ritiro, interrotto da blande pulsazioni positive, l’ultima durante i primi anni del 1980. Durante la Piccola Età Glaciale ( terminata a metà del 1800), il Massiccio dell’Adamello insieme al Presanella ha ospitato oltre 100 corpi glaciali. Da allora, i ghiacciai presenti sul Massiccio hanno perso oltre il 50% della superficie totale (dati Carlo Baroni, Responsabile Alpi Centrali CGI).

Il Calderone in Abruzzo

Il Calderone è un laboratorio naturale per capire al meglio i cambiamenti climatici e gli effetti ambientali delle attività dell’uomo.

Il ‘ghiacciaio’ del Calderone dall’anno 2000 è suddiviso in due glacionevati, uno superiore e  uno inferiore, ricoperti del solo detrito a fine estate. Al di sotto del detrito, il massimo spessore di ghiaccio residuo è risultato dalle misure dei ricercatori pari a circa 25m, con una diminuizione complessiva di spessore di circa 9m negli ultimi 25 anni. Nello stesso arco di tempo la superficie glaciale – che nel 1994 risultava ancora superiore a 6 ettari – si è ridotta di oltre il 65%, arrivando a misurare ormai poco più di due ettari. Come per tutti gli altri ghiacciai italiani anche sul Calderone il segnale dell’inquinamento è risultato molto evidente con, ad esempio, anche  la presenza di tracce di Cesio radioattivo a seguito dell’esplosione del reattore di Cernobyl nel 1986.

I dati che abbiamo raccolto nel corso di questa seconda edizione di Carovana dei ghiacciai – spiega Vanda Bonardo, responsabile nazionale Legambiente Alpi e coordinatrice della campagna sono un’ulteriore conferma del quadro dall’allarme lanciato dall’IPCC che ci ricorda come ormai il Pianeta sia in codice rosso. Secondo l’Intergovernmental Panel on Climate Change se riusciremo a limitare il riscaldamento globale sotto la soglia dei 1,5 gradi come nell’obiettivo degli accordi di Parigi, a fine secolo sopravviverà un terzo dei ghiacciai, in caso contrario i ghiacciai alpini scompariranno del tutto. La dimensione globale e la velocità di questo ritrarsi dei ghiacciai non ha precedenti da almeno alcuni millenni. Nel viaggio abbiamo toccato con mano anche gli effetti dell’intensificazione del ciclo dell’acqua, dovuto ai cambiamenti climatici, che porta ad avere piogge o nevicate più intense in alcune regioni mentre in altre siccità più durature”.

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