“L’evasione fiscale non deve essere nè tollerata nè incoraggiata”. Questo è stato uno dei passaggi del discorso del presidente del Consiglio Mario Draghi al Meeting di Rimini.
Si tratta di un tema poco dibattuto in campagna elettorale, ma tutti sono consapevoli che è una caratteristica ormai stutturale dell’economia italiana. Il ministero delle Finanze, nell’ultima relazione sull’economia sommersa e sull’evasione fiscale e contributiva, ha quantificato che tra il 2016 e il 2018 le imposte più evase sono state l’Irpef da lavoratore autonomo (33,1 miliardi di euro) e l’Iva (34,4 miliardi di euro). La conferma sull’Irpef è data anche dall’analisi di Openopolis in riferimento al 2019.
Le proposte dei partiti
Nel programma quadro del centrodestra il tema dell'evasione fiscale non viene trattato, ma è citato nel programma della Lega, dove si propone la riforma del sistema di contrasto all'evasione fiscale. Nel programma infatti c'è scritto che "è necessario attuare una riforma degli strumenti di contrasto, promuovendo l'effettiva applicazione delle sanzioni, che siano commisurate alla gravità dell’illecito, nei confronti dei soggetti inadempienti."
Per il Partito Democratica ridurre l'evasione fiscale è l'obiettivo centrale del suo programma elettorale. Tra le proposte avanzate ci sono l'estensione della tracciabilità dei pagamenti, incrociare le banche dati, potenziare le Agenzie fiscali, premiare maggiormente i contribuenti leali e riformare la riscossione.
Il M5S per contrastare l'evasione propone il cashback fiscale, un meccanismo che permette l’immediato accredito su conto corrente delle spese detraibili sostenute con strumenti elettronici.
Il programma di Azione e Italia Viva propone di aumentare il tax gap fiscale e contributivo del 15,8% entro il 2024. Questo obiettivo del Pnrr deve essere raggiunto investendo nella digitalizzazione e nel contempo semplificando la riscossione. Inoltre, servono nuove regole per la gestione dei crediti fiscali che oggi contano 110 miliardi di euro, molti dei quali non sono più esigibili per vari motivi. Pertanto per la coalizione di centro occorre una "rivoluzione manageriale" e un abbandono del vecchio approccio formalistico.
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Immagine di copertina: Pixabay.com