Il 20 e 21 settembre si voterà per il referendum confermativo della riforma costituzionale che riduce il numero dei parlamentari.
Mercoledì 12 agosto la Corte Costituzione ha dato via libera all’election day il 20 e 21 settembre, dichiarando inammissibili i 4 conflitti di attribuzione sollevati in merito all’accorpamento del referendum e delle elezioni per il rinnovo dei sette consigli regionali. A proporre i conflitti erano stati il Comitato per il no, +Europa, la regione Basilicata, e il senatore De Falco del gruppo misto.
La riforma costituzionale
La legge costituzionale prevede una drastica riduzione dei parlamentari da 945 a 600. I deputati passeranno da 630 a 400 e i senatori da 315 a 200.
Un quinto dei senatori, come previsto dal dettato costituzionale, ha richiesto di sottoporre la riforma al vaglio popolare. La richiesta, firmata da 71 senatori e depositata il 10 gennaio 2020, è stata ritenuta conforme all’articolo 138 della Costituzione dall’Ufficio centrale per il referendum della Corte di Cassazione.
L’obiettivo è duplice: a un lato favorire un miglioramento del processo decisionale delle Camere per renderle più capaci di rispondere alle esigenze dei cittadini e dall’altro ridurre il costo della politica.
La riforma consentirà all’Italia di allinearsi al resto d’Europa: l’Italia, infatti, è il paese con il numero più alto di parlamentari direttamente eletti dal popolo (945); seguono la Germania (circa 700), la Gran Bretagna (650) e la Francia (poco meno di 600).
Quanto si risparmierebbe realmente con il taglio dei parlamentari
Il ministro degli Esteri Luigi Di Maio e il ministro Fraccaro hanno sostenuto più volte che il taglio dei parlamentari determinerà un risparmio di circa 500 milioni di euro a legislatura, ovvero 100 milioni annui. In realtà il risparmio sembra essere molto più contenuto.
Secondo l‘Osservatorio dei Conti Pubblici il risparmio lordo annuo è di 53 milioni per le casse della Camera e 29 milioni per quelle del Senato, per un totale di 82 milioni. Il risparmio che si avrebbe in tutta la legislatura sarebbe di 410 milioni di euro, una cifra minore rispetto ai 500 milioni. Ma in realtà il risparmio reale è calcolato al netto delle imposte e dei contributi pagati dai parlamentari allo Stato stesso. Il risparmio annuo che si avrebbe con la riduzione dei parlamentari si riduce a 37 milioni per la Camera e 20 milioni per il Senato. Quindi il risparmio netto all’anno sarebbe di 57 milioni e per l’intera legislatura è di 285 milioni, una cifra molto bassa rispetto a quello prospettata da Di Maio.
Il fronte del si
La riduzione dei parlamentari è uno dei cavalli di battaglia del M5S. Secondo l’ex capo politico Luigi Di Maio ci sarebbe un risparmio economico e uno snellimento delle procedure legislative. Voteranno a favore del si anche Lega ( anche se non mancano dei distinguo) e Fratelli d’Italia.
Valerio Onida, professore di diritto costituzionale e giudice costituzionale per un decennio, in un’intervista a Repubblica ha dichiarato che con il taglio dei parlamentari le Camere potrebbero funzionare meglio, se si coglie l’opportunità di mettere mano ai regolamenti e alle prassi parlamentari. Mentre ritiene debole la motivazione economica, ovvero che la riduzione dei parlamentari porterà ad un risparmio di centinaia di milioni di euro.
Mauro Volpi, costituzionalista, in una ricca ed interessante relazione chiamata “La riduzione del numero dei parlamentari e il futuro della rappresentanza“, afferma che la riforma può essere positiva se viene approvata una legge elettorale in grado di garantire rappresentatività politica e territoriale, alcune disposizioni costituzionali, dei regolamenti parlamentari, volti a valorizzare il ruolo del Parlamento.
Il fronte del no
Il Pd che, un anno fa, aveva votato sì al taglio dei parlamentari con la garanzia di una legge elettorale proporzionale (oggi ferma in parlamento) e di modifiche regolamentari, è diviso. Sono contrari Sinistra Italiana, + Europa, Partito Socialista, Azione e Forza Italia dove non mancano dei distinguo. Verso il no anche Italia Viva che, come il Pd, aveva votato nel 2019 a favore della riforma.
A sostenere il fronte del no, ci sono anche i comitati noino.eu, nati in occasione del referendum costituzionale su iniziativa della Fondazione Luigi Einaudi. Per i comitati occorre un progetto e una visione più ampia e organica. E’ possibile ridurre gli sprechi e le inefficienze dei procedimenti legislativi anche senza indebolire la democrazia rappresentativa e il rapporto tra gli elettori e gli eletti.
Per il giurista Vincenzo Musacchio, la riduzione dei parlamentari è in realtà una vera e propria sconfitta per la democrazia. Con la nuova riforma l’Italia avrà il minor numero di deputati a discapito della rappresentanza dei cittadini. Saranno colpite le minoranze linguistiche, i partiti più piccoli, le forze dell’opposizione nei governi regionali. Un altro aspetto che non sarà agevolato, perchè si complicherà tantissimo, è il lavoro delle commissioni. Sarà necessario cambiare la legge elettorale per tutelare le minoranze, ormai ferma da mesi in Parlamento.
Photo credits: Camera dei Deputati