Nel tardo pomeriggio di martedì 4 agosto, due devastanti esplosioni si sono verificate a Beirut, in Libano, un paese già martoriato dalla corruzione, crisi economica e dall’epidemia da Coronavirus. La zona colpita è il porto, la principale fonte economica della capitale.
Le esplosioni hanno provocato centinaia di morti e migliaia di feriti, ma si continua a cercare tra le macerie ininterrottamente.
Secondo il ministro dell’Interno Assan Diab è esploso il deposito dove erano conservate 2.750 tonnellate di nitrato di ammonio, un composto chimico già utilizzato anche per produrre esplosivi.
Sono considerato l’esplosioni più distruttive della storia di Beirut. La loro brutalità, secondo il centro di ricerca tedesco di geoscienza, ha provocato il terremoto di magnitudo 3.5, avvertito fino a Cipro.
Tremendo, ricorda l’atomica!
Intanto salgono – e non di poco – i morti, i feriti, i dispersi e i danni.
Stai vicino, Signore.#Beirut #Libano #libanon pic.twitter.com/LJCUubSfpF— don Tonio (@donTonio66) August 5, 2020
Incidente o terrorismo?
Sono state avanzate diverse teorie, ma quella più credibile è l’incidente dovuto ad una eventuale negligenza e parte di un contesto governativo allo sbando. A supporto di questa tesi è la presenza di documenti che testimoniamo come le autorità portuali avessero messo in allerta le autorità giudiziarie sulla presenza di 2.750 tonnellate di nitrato di ammonio, già sequestrati nel 2014 e, successivamente lasciate nei magazzini. Naturalmente è tutto da accertare: dalle dinamiche alle cause.
Un drone della CNN mostra la distruzione di Beirut il giorno dopo
CNN drone footage shows some of the devastation caused by the massive explosion in Beirut. The blast rocked the Lebanese capital on Tuesday evening, leaving at least 100 dead and thousands injured. pic.twitter.com/WEmFCQ7BSi
— CNN (@CNN) August 5, 2020
Photo credits: Hussein Malla/Ap