A gennaio si è parlato della proposta (subito ritirata) del ministro dell’Istruzione e del merito, Giuseppe Valditara (Lega), di reintrodurre le zone salariali (gabbie salari), riportando il Paese indietro di 50 anni. Le gabbie salariali sono quindi un cavallo della Lega che, nel 2005 le ipotizzò per il rinnovo del contratto di dipendenti pubblici. Successivamente, la proposta fu avanzata nel 2009 durante il governo Berlusconi e nel 2019 con il Conte 1.
Cosa sono le gabbie salariali
Le zone salariali (gabbie salariali) sono un sistema di calcolo dei salari che calibra gli stipendi in base al costo della vita di un particolare territorio. Quindi se al nord il costo della vita è più alto, secondo questo sistema gli stipendi dovrebbero essere più alti, rispetto al Sud che il costo della vita è più basso.
Questo sistema in Italia è esistito per oltre un ventennio, successivamente è stato abolito perchè secondo molti alimentava il divario tra il Nord e Sud del Paese.
Le gabbie salariali sono state introdotte nel 1945 attraverso un accordo tra industriali e lavoratori. Nel primi tempi furono introdotte solo nel settentrione e poi nel 1954 vennero estese in tutta Italia. Nella prima fase la divisione era in quattro zone, ciascuna con un diverso calcolo dei salari.
Nel 1954 si passò a 14 zone. Tra la zona in cui il salario era maggiore e quella in cui il salario era minore la distanza poteva essere anche del 30%.
Il sistema delle gabbie salariali incontrò una progressiva e sempre più forte opposizione di sindacati e lavoratori, che le gabbie salariali discriminatorie, poco eque e un fattore incisivo nel determinare il gap fra le regioni del Nord e quelle del Sud.
Nel 1969 i sindacati e Confindustria si accordarono per l’abolizione delle zone salariali e l’unificazione progressiva dei salari. Nel 1972 avvenne l’abolizione formale.
La contrarietà dei sindacati e dei partiti
Questo sistema trova da sempre la contrarietà dei sindacati, in quanto sinonimo di diseguagliaza e divisione tra Nord E sud. Per la Cgil le uniche strade percorribili sono l’aumento dei salari per tutti, attraverso la contrattazione, e la riduzione dell’imposizione tributaria per i lavoratori e per i pensionati.
Sulla proposta del ministro Valditara anche il M5S, Pd,e Sinistra italiana si dicono contrari.
“Il Ministro Valditara vuole parametrare gli stipendi degli insegnanti a seconda del costo della vita. Un altro modo per spaccare l’Italia, depauperare il Sud, drenare gli insegnanti verso le zone più ricche del Paese”. Ha dichiarato il deputato del Pd Enzo Amendola.
“Garantire stipendi più alti al Nord perché il costo della vita è più alto non ha nulla a che vedere con il merito, né tiene conto degli sforzi enormi che molti docenti mettono in campo in contesti disagiati, dove la scuola rappresenta il principale presidio democratico” hanno dichiarato i capigruppo del Movimento 5 Stelle in commissione Istruzione al Senato e alla Camera Luca Pirondini e Anna Laura Orrico
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