Cos’è il Meccanismo europeo di stabilità (MES)

La premier Meloni intervenendo al question time alla Camera in risposta a un’interrogazione del Terzo Polo, ha ribadito che fino a quando sarà al governo l’Italia non accederà al Meccanismo europeo di stabilità, il cosiddetto Mes.
Mercoledì alla Camera ha affermato che non c’è bisogno di ratificare la riforma del Mes. Quindi se dovesse fallire la banca, la Bce può salvarla cosi come hanno fatto le banche centrali Usa e Svizzera.

Attualmente l’Italia è l’unico paese a non aver ratificato la riforma del Mes, nonostante il pressing dell’Ue. Non è obbligata giuridicamente a ratificare il trattato, ma è pur vero che il 27 gennaio 2021 il trattato modificativo è stato firmato da tutti gli stati, compresa l’Italia.

Cos’è il Mes 

Il Meccanismo europeo di stabilità (MES – European Stability Mechanism, ESM) è stato istituito mediante un trattato intergovernativo, al di fuori del quadro giuridico della UE, nel 2012. La sua funzione è concedere, sotto precise condizioni, assistenza finanziaria ai paesi membri che – pur avendo un debito pubblico sostenibile – trovino temporanee difficoltà nel finanziarsi sul mercato.

Può contare su un capitale di 700 miliardi di euro di cui 80 miliardi provengono dai singoli membri , gli altri 620 miliardi vengono raccolti con l’emissione di bond. L’Italia ha sottoscritto il capitale del MES per 125,3 miliardi, versandone oltre 14. I diritti di voto dei membri del Consiglio sono proporzionali al capitale sottoscritto dai rispettivi paesi. Germania, Francia e Italia hanno diritti di voto superiori al 15 per cento e possono quindi porre il loro veto anche sulle decisioni prese in condizioni di urgenza.

Il Mes ha concesso prestiti a Paesi come Cipro, Grecia e Spagna, ma a fronte di una rigida condizionalità in termini di tagli al deficit/debito e riforme strutturali.

La riforma del Mes

Dopo lunghi negoziati, a novembre 2020 l’Eurogruppo ha dato il via libera alla riforma del Mes. 

Il primo punto riguarda il backstop del Fondo Unico di Risoluzione delle banche (fondo salva banche), pensato per accantonare, tramite contributi delle banche dei paesi membri, le risorse necessarie nel caso una banca si trovi in difficoltà.

Il secondo punto introduce il Precautionary Conditioned Credit Lines, ovvero una linea di credito per i paesi membri che hanno i fondamentali economici in ordine, ma che vengono colpiti da shock avversi.

Infine è prevista l‘eliminazione del Memorandum d’intesa, che è sostituito da una lettera d’intenti che assicura il rispetto del Patto di Stabilità con una sorveglianza aumentata della Commissione europea.

La posizione del governo

“La riforma del Mes non è stata mai portata a ratifica e questo dà la misura di come questo strumento necessiti di un approfondimento. Gli strumenti sono strumenti e si giudicano in relazione alla loro efficacia in un determinato contesto. Il governo ha ricevuto il mandato del Parlamento a non ratificare la riforma in assenza di un quadro normativo chiaro”, ha dichiarato la premier Meloni.

Si tratta di una posizione già assunta in occasione della visita del direttore del Mes Pier Gramegna in Italia. Anche in quel caso il governo aveva sottolineato l’anomalia di uno strumento economico-finanziario che, pur disponendo di ingenti risorse, non viene utilizzato da lungo tempo dagli Stati aderenti nonostante la difficile congiuntura economica nella quale si trovano. Situazione che, a giudizio di molti e viste le diverse criticità che permangono, non sembra destinata a cambiare a seguito della riforma del MES. La  premier Meloni in quell’incontro auspicava con il direttore Gramegna, la possibilità di verificare, insieme agli altri Stati aderenti al MES, possibili correttivi volti a rendere il Meccanismo europeo di stabilità uno strumento effettivamente capace di rispondere alle esigenze delle diverse economie.

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