Da un’indagine di Confcommercio-Format Research, sull’infiltrazione della criminalità organizzata nelle imprese del commercio e della ristorazione durante e dopo il lockdown, è emerso che circa il 10% degli imprenditori, in questo periodo, risulta esposto all’usura o a tentativi di appropriazione “anomala” dell’azienda.
La percentuale cresce al 20% per quegli imprenditori che sono molto preoccupati per il verificarsi di questi fenomeni nel proprio quartiere o nella zona della propria attività.
Nonostante tutto i due terzi delle imprese giudicano comunque efficaci le azioni di contrasto delle forze dell’ordine e della magistratura e ritengono fondamentale ricorrere alla denuncia, ma ancora oggi quasi 1 impresa su 3, di fronte a questi fenomeni criminali, non sa cosa fare.
I problemi principali che sono emersi dall’indagine
La carenza di liquidità e il calo dei consumi hanno rappresentato il principale ostacolo per il 60% delle imprese durante l’emergenza sanitaria; il 30% ha visto un incremento dei costi a causa della burocratizzazione e delle varie procedure di sanificazione e igienizzazione.
Un ostacolo che si auto-percepisce è il tema della criminalità: il 13,1% dei ristoratori e dei proprietari di bar dichiara di avere sentito personalmente notizie di pressioni usuraie su imprese del proprio settore e della propria zona. Questo significa che un settore più è fragile e più è elevata la pressione della criminalità. Il settore più esposto riguarda il food away from home, perchè continua a soffrire la perdita di fatturato e di reddito.
L’efficacia dell’azione delle forze dell’ordine
Nonostante le gravissime problematiche, il 67,4% delle imprese intervistate ritiene “molto” o “abbastanza” efficace l’azione delle forze dell’ordine e della Magistratura.
Il 60% circa degli intervistati ritiene che l’imprenditore che si trova alle prese con i fenomeni di criminalità ed usura debba denunciare, mentre il33% delle risposte indica un’assenza di strategia e solo una esigua minoranza appare sfiduciata.