Il 12 gennaio la Conferenza Stato Regioni ha discusso un testo del Decreto interministeriale che rischia di infliggere un ulteriore duro colpo alla cannabis light (quella a basso contenuto di THC e quindi senza alcun effetto stupefacente) inserendo surrettiziamente la sua coltivazione nel Testo Unico sulle Droghe.
Al punto 4 infatti il Decreto fa sottostare “la coltivazione delle piante di Cannabis ai fini della produzione di foglie e infiorescenze o di sostanze attive a uso medicinale” al Testo Unico sugli stupefacenti a prescindere che vi siano o meno sostanze psicoattive al di sopra dei limiti della legge sulla filiera agroindustriale della canapa del 2016.” In base a questa interpretazione dalla data di efficacia del decreto, tutti i coltivatori e i rivenditori di infiorescenze di ‘cannabis light’ sarebbero passibili delle sanzioni derivanti dall’apparato penale del DPR 309/90 che ne vieta la coltivazione senza un’autorizzazione da parte del Ministero della salute.
Per le associazioni non ha senso perchè l’OMS quanto l’ONU hanno tolto la Cannabis Light dagli elenchi delle sostanze stupefacenti e la Corte europea ha sancito (con voto favorevole dell’Italia) la sua libera circolazione. Ma non solo, questo provvedimento è pericoloso anche perchè rischia di cancellare 3000 aziende e 15,000 posti di lavoro.
Negli ultimi anni si è chiesto e proposto un intervento normativo che chiarisse la liceità della produzione e del commercio della cannabis light per dare certezza al settore chiarendo la zona grigia normativa in cui si trova .
Le associazioni e la politica, oltre a chiedere maggiore chiarezza, chiedono ai ministri di competenza di modificare il Decreto all’art. 1 comma 4.