Il decreto “salva Ilva” che ripristina lo scudo penale è “in contrasto con la sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo che ha condannato l’Italia nel 2019 per la violazione dell’art.8 della Convenzione Europea che sancisce il diritto al rispetto della vita privata e familiare, inteso, in senso più ampio, come diritto alla salute”. E’ quanto contestano Legamjonici, Giustizia per Taranto che, con il supporto Veraleaks, invieranno delle nuove osservazioni al Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa, che vigila sull’esecuzione delle condanne inflitte all’Italia dalla Cedu.
Inoltre, la conferenza stampa è stata un’occasione per illustrare le ragioni ed il contenuto di una nuova denuncia che depositata, Procura, avente ad oggetto ulteriori ipotesi di reato commesso dai gestori dell’ex Ilva.
La sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo del 2019 che l’Italia non sta rispettando
Il 24 gennaio 2019 la Corte europea dei diritti dell’uomo ha condannato l’Italia per violazione del diritto alla vita privata e familiare (articolo 8 della Convenzione dei Diritti Umani,) e del diritto ad un rimedio effettivo (articolo 13 della stessa Convenzione).
Secondo i giudici della Corte di Strasburgo, il Governo ha omesso di prendere tutte le misure necessarie per tutelare il diritto alla salute dei cittadini.
La Corte ha costatato che “fin dagli anni 1970, vari studi scientifici denunciano gli effetti inquinanti delle emissioni degli stabilimenti Ilva di Taranto sull’ambiente e sulla salute delle persone. I risultati di tali rapporti, che provengono in gran parte da organismi statali e regionali, non sono peraltro oggetto di contestazione tra le parti”
Inoltre, ai sensi dell’articolo 46 della Convenzione, la Corte ha attribuito al Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa il compito di indicare al governo le misure da adottare per la bonifica del sito sideryrgico e di verificare lo stato di attuazione delle stesse.
La Cedu ha emesso quattro nuove condanne ai danni dell’Italia a causa delle emissioni dell’ex Ilva responsabili di mettere a rischio la vita dei cittadini.
Il Comitato dei ministri del Consiglio d’Europa a giugno 2022 ha ribadito che “l’esecuzione di tale sentenza richiede l’adozione di tutte le misure necessarie a garantire che l’esercizio attuale e futuro dell’acciaieria non metta ulteriormente a rischio la salute dei residenti. Aveva, inoltre, espresso soddisfazione per l’eliminazione dell’immunità penale e amministrativa concessa ai responsabili dell’attuazione del piano ambientale. Lo stato di esecuzione della sentenza è ancora in corso e il Consiglio d’Europa attende dall’Italia un piano d’azione concreto e dettagliato a tutela della salute dei cittadini.”
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