Da quando Jair Bolsonaro è Presidente del Brasile, nel 2019, la deforestazione amazzonica è aumentata del 75,6 per cento, gli allarmi per gli incendi forestali sono cresciuti del 24 per cento e le emissioni di gas serra del Paese sudamericano sono aumentate del 9,5 per cento. Questo è quanto emerso dal rapporto “Dangerous Man, dangerous deals“, redatto da Greenpeace.
La deforestazione e gli incendi
Sui dati raccolti dall’Istituto brasiliano di ricerche spaziali (INPE), nel 2019, anno in cui Bolsonaro entrò in carica, il tasso annuo di deforestazione in Amazzonia era di 7.536 km2.Tre anni dopo, l’INPE ha annunciato che, tra agosto 2020 e luglio 2021, sono stati distrutti 13.235 km2 di Amazzonia: un aumento del tasso di deforestazione di oltre il 75 per cento rispetto al 2018.
L’aumento della deforestazione si è tradotto anche in un drammatico aumento degli incendi, spesso appiccati illegalmente, per favorire l’espansione dell’agricoltura industriale e del settore estrattivo.
Gli incendi hanno avuto un impatto negativo sul clima perché causano il rilascio di grandi quantità di gas a effetto serra. I dati raccolti dal Greenhouse Gas Emissions and Removals Estimating System mostrano che le emissioni di gas serra in Brasile sono aumentate del 9,5% dall’entrata in carica di Bolsonaro. Nel 2020 il Brasile ha emesso 2,16 miliardi di tonnellate di anidride carbonica, la quantità più elevata dal 2006.
Conflitti per la proprietà delle terre e diritti umani
In questi anni èstato registrato anche un considerevole aumento dei conflitti per la proprietà delle terre e delle violazioni dei diritti umani. I dati diffusi dalla Commissione Pastorale per la Terra mostrano che i primi due anni del governo Bolsonaro sono stati caratterizzati da un aumento di circa il 40 per cento del numero di conflitti per le terre, che molti casi sono sfociati nella morte di coloro che si sono spesi per difenderle.
Nel 2020 erano infatti in corso circa 1.576 controversie riguardanti la proprietà dei terreni (poco meno della metà riguardano Popoli Indigeni), il numero più alto dal 1985.
L’accordo Ue-Mercosur deve essere fermato
Greenpeace si appella all’Unione Europea per fermare l’accordo Ue- Mercosur, che promuove un aumento delle importazioni europee di carne bovina, soia e biocarburanti, in cambio di più esportazioni di automobili nei Paesi sudamericani.
Se l’Ue non fermerà l’accordo, si renderà complice delle crescenti violenze nei confronti delle comunità native che abitano la foresta.