Domenica 30 agosto sono atterrati a Ciampino i 5 eritrei che nel 2009 erano stati respinti illegalmente dalle autorità italiane e rinviati nuovamente in Libia nei campi di detenzione.
Il tribunale civile di Roma con la sentenza emessa il 28 novembre 2019 ha considerato illegittimo il respingimento condannando lo stato italiano al risarcimento dei danni materiali e ha riconosciuto ai cinque eritrei il visto d’ingresso in Italia per poter fare domanda di protezione internazionale.
I fatti
Il 29 giugno 2009, 85 persone partirono dalle coste libiche a bordo di un gommone con l’obiettivo di arrivare in Italia e negli altri paesi europei per chiedere asilo.
Dopo tre giorni di viaggio il motore andò in avaria, e le persone a bordo lanciarono l’ SOS. La situazione si presentava drammatica per la mancanza di acqua, cibo e per le condizioni di salute di alcuni naufraghi. Il 1 luglio finalmente arrivarono i soccorsi da parte dell’Italia.
Solo alle prime luci dell’alba qualcuno si accorse che quelle imbarcazioni che li aveva salvati stava per ritornare in Libia. Furono riconsegnati alle autorità libiche che, dopo averli ammanettati, li riportarono a Tripoli, nei centri di detenzione, dove vissero per mesi in condizioni disumane, vittime di violenze e torture. Dopo mesi le 89 persone furono rilasciate. Alcuni di loro tentarono la nuova traversata, altri hanno perso la vita ed altri hanno ottenuto la protezione internazionale in paesi come al Germania e la Svizzera.
Sedici eritrei, dopo aver attraversato il deserto, arrivarono in Israele, dove tutt’oggi rischiano di essere inviati nei paesi africani come l’Uganda e Rwanda.
L’azione legale
L’associazione studi giuridici sull’immigrazione e Amnesty International si sono attivati per rintracciare i 16 eritrei bloccati in Israele ed hanno intentato una causa legale presso il tribunale di Roma nei confronti della Presidenza del Consiglio e dei ministeri degli affari Esteri, della Difesa e dell’Interno.
Nella causa intentata nel 2014, i ricorrenti chiedevano il diritto di fare ingresso in Italia per poter fare la domanda di protezione internazionale e il risarcimento danni per il respingimento illegale da parte delle autorità italiane.
La sentenza del 28 novembre 2019
La sentenza emessa il 28 novembre 2019 dal tribunale civile di Roma ha dato ragione ai ricorrenti, ordinando il rilascio dei visto di ingresso per poter presentare la domanda di protezione internazionale e condannando il governo italiano al risarcimento dei danni materiali.
Amnesty International ha definito la sentenza storica perchè si riconosce la necessità di “espandere il campo di applicazione della protezione internazionale volta a tutelare la posizione di chi, in conseguenza di un fatto illecito commesso dall’autorità italiana si trovi nell’impossibilità di presentare la domanda di protezione internazionale in quanto non presente nel territorio dello Stato, avendo le autorità dello stesso Stato inibito l’ingresso, all’esito di un respingimento collettivo, in violazione dei principi costituzionali e della Carta dei diritti dell’Unione europea“.
La sentenza apre altri scenari in relazione alle politiche di esternalizzazione della frontiera e di gestione della rotta mediterranea attuata attraverso la collaborazione con le autorità libiche.
Non solo, i contenuti della sentenza, ove fosse accertata la responsabilità delle autorità italiane, potrebbero interessare migliaia di migranti illegittimamente respinti tra il 2009 e il 2010.
I cinque etiopi arrivati in Italia, dovranno seguire un periodo di quarantena, e poi procedere per la domanda della protezione internazionale.