Egitto, gli interessi energetici e militari che l’Italia non è disposta a sacrificare

Domenica il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha incontrato il presidente egiziano Al Sisi. Durante l’incontro si è parlato di sicurezza energetica, cooperazione economica e stabilità nel Mediterraneo, soprattutto il Libia. “Ho chiesto e ricevuto rassicurazioni per forte collaborazione sui casi Regeni e Zaki” ha scritto Tajani in un tweet.

 

L’Italia nella questione di Giulio Regeni e di Patrick Zaki è  incapace di opporsi in modo deciso all’Egitto. In ballo ci sono interessi economici, militari  e geopolitici che il l’Italia non vuole sacrificare, nonostante abbia a che fare con un Paese che viola i diritti umani.

Il caso  Giulio Regeni

Per il caso Regeni la Procura di Roma ha emesso quattro avvisi di garanzia nei confronti dei servizi segreti egiziani per sequestro di persona aggravato, concorso in lesioni personali e concorso in omicidio aggravato. Ma la magistratura egiziana ritiene sufficienti le proprie prove nei confronti di una banda criminale.  Tra gli inquirenti italiani e quelli egiziani è evidente una differenza di vedute che ha visto in questi anni diversi tentativi di depistaggi da parte delle autorità egiziane. 

Su Internazionale.it, secondo una fonte governativa, per l’Egitto nessuno degli ufficiali dei servizi segreti egiziani potrà mai essere indagato o processato. La fonte avrebbe spiegato che i rapporti tra il Cairo e l’Italia andranno nel seguente modo: “L’Italia farà ciò che vuole, l’Egitto farà ciò che vuole, e intanto i due paesi rimarranno amici”. Perchè  l’Italia non può farne a meno degli accordi economici con l’Egitto.

Il caso di Patrick Zaki

Lo studente e attivista egiziano, Patrick Zaki, da più di due anni è ostaggio delle autorità egiziane con continui rinvii.  Zaki è accusato di minaccia alla sicurezza nazionale, incitamento a manifestazione illegale, sovversione, diffusione di notizie false e propaganda per il terrorismo. 

Le relazioni militari ed energetiche tra Italia e Egitto

Dalla Relazione governativa annuale sull’export di armamenti 2021, c’è l’immancabile Egitto (35 milioni) – che era stato il primo destinatario nei due anni scorsi. I corpi di polizia e gli enti governativi continuano ad essere riforniti dall’Italia di “armi leggere” tra cui pistole e fucili automatici.

C’è anche la questione energetica. Nell’aprile 2022 Eni ha firmato un accordo quadro con la società statale egiziana Egyptian Natural Gas Holding Company che punta a rifornire l’Italia di 3 miliardi di metri cubi di gas liquido liquefatto. Nell’accordo è previsto anche che l’Eni aumenterà l’esplorazione in Egitto sia nei siti esistenti che in quelli di nuova acquisizione nelle regioni del Delta del Nilo, del Mediterraneo orientale e del deserto occidentale. Inoltre, la stessa Eni ha annunciato di aver avviato a produzione un nuovo giacimento di petrolio e gas recentemente scoperto nel deserto occidentale dell’Egitto, che fornirebbe circa 8.500 barili di petrolio equivalente al giorno.

Secondo gli esperti e gli osservatori intervenuti in una lunga intervista sul Al-Monitor nel 2021, la cooperazione economica e militare tra l’Italia e Egitto non è in alcun modo intralciata dalla questione di Giulio Regeni. Il Maggiore Generale Gamal Mazloum, consigliere dell’Alta Accademia Militare Nasser, ha sottolineato che gli interessi comuni sono più forti di alcuna controversia, in special modo nel Forum del Gas, dove l’Italia è uno dei principali membri. A questo si aggiungono anche esercitazioni militari congiunte tra i due Paesi. 

Roma è consapevole del ruolo che l’Egitto svolge nella regione. Il caso Regeni è  “un problema fugace che sarà superato in futuro e non influenzerà le relazioni tra i due Paesi”, ha concluso Mazloum. 

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Verità per Giulio Regeni

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