L’emergenza educativa ha ampliato il divario tra i Paesi

A un anno dall’inizio della pandemia da Covid-19, i bambini e gli adolescenti di tutto il mondo hanno perso in media 74 giorni di scuola, più di un terzo dell’anno scolastico.  Le discrepanze nell’accesso all’apprendimento si rilevano tra Paesi poveri e ricchi, tra paesi ricchi e all’interno dei paesi stessi, come il caso dell’Italia a due velocità. Questo è quanto emerso dalla ricerca di Save The Children. 

A livello globale

A livello globale si stima si siano persi 112 miliardi di ore di istruzione.  In America Latina, nei Caraibi e nell’ Asia meridionale, i minori hanno trascorso 110 giorni senza alcuna istruzione, in Medio Oriente 80 giorni, nell’Africa subsahariana 69, nell’Asia orientale e nel Pacifico 47, in Europa e nell’Asia centrale 45 giorni, in Europa occidentale 38.

Alla perdita di apprendimento, si aggiunge il rischio del lavoro minorile, dei matrimoni precoci e altre forme di abuso. Si stima che la pandemia globale spingerà altri 2,5 milioni di ragazze al matrimonio precoce entro il 2025.

Discrepanze tra Paesi ricchi

Lo ricerca di Save The Children rileva delle profonde discrepanze nell’accesso all’apprendimento anche tra Pasi ricchi. Gli studenti negli Stati Uniti, ad esempio, sono più disconnessi da Internet rispetto agli studenti di altri Paesi ad alto reddito, il che probabilmente ha influito sul loro accesso all’apprendimento remoto. Solo due Paesi dell’UE hanno livelli di accesso a Internet inferiori rispetto agli Stati Uniti: Bulgaria e Romania. All’inizio della pandemia, oltre 15 milioni di studenti, dall’asilo alle superiori delle scuole pubbliche statunitensi, non avevano Internet adeguato per l’apprendimento a distanza a casa.
Anche altri Paesi più ricchi hanno lottato per fornire uguali alternative online per l’apprendimento scolastico. In Norvegia, mentre quasi tutti i giovani tra i 9 ei 18 anni hanno accesso a uno smartphone, il 30 per cento non ha accesso a un PC a casa. Nei Paesi Bassi, un bambino su cinque non ha un PC o un tablet per l’apprendimento da remoto.

L’Italia a due velocità

La seconda ondata Covid ha mostrato un Italia a due velocità, fortemente diseguale. Dalla ricerca dell’organizzazione emerge che le  regioni particolarmente colpite dalla dispersione scolastica prima della pandemia, sono le stesse che hanno assicurato il minor tempo scuola in presenza per i bambini e i ragazzi.

Nel corrente anno scolastico, da settembre 2020 a fine febbraio 2021, i bambini delle scuole dell’infanzia a Bari, per esempio, hanno potuto frequentare di persona 48 giorni sui 107 previsti, contro i loro coetanei di Milano che sono stati in aula tutti i 112 giorni in calendario.
Gli studenti delle scuole medie a Napoli sono andati a scuola 42 giorni su 97 mentre quelli di Roma sono stati in presenza per tutti i 108 giorni previsti. Per quanto riguarda le scuole superiori, i ragazzi e le ragazze di Reggio Calabria hanno potuto partecipare di persona alle lezioni in aula per 35,5 giorni contro i 97 del calendario, i loro coetanei di Firenze sono andati a scuola 75,1 giorni su 106.

Un’inchiesta di Sant’Egidio ha confermato che il rischio di dispersione scolastica è 3 volte più alto nelle regioni del Centro-Sud rispetto al Nord della penisola.

Il necessario ricorso alla didattica digitale ha riproposto l’annoso problema strutturale del digital divide.  Secondo lo studio “I giovani ai tempi del coronavirus” realizzato da Save the Children in collaborazione con Ipsos, un giovane tra i 6 e 18 anni non ha sua disposizione un pc o un tablet per la didattica.  Al Sud la percentuale passa dal 12 al 19%, con la carenza di mezzi tecnologici che riguarda un bambino o ragazzo su cinque. Queste differenze contribuiscono ad aumentare la povertà educativa.

 

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