Enrico Mattei è stato uno dei principali protagonisti del miracolo economico italiano avvenuto nel secondo Dopoguerra. Dopo aver attraversato due guerre ed essersi opposto al Fascismo, nel 1953 contribuì alla nascita di Eni.
Mattei morì violentemente la sera del 27 ottobre 1962, quando il Morane-Saulnier MS.760 Paris I-SNAP, con cui stava tornando a Milano da Catania, precipitò nelle campagne di Bascapè mentre era in fase di avvicinamento all’aeroporto di Linate. Assieme a lui morirono il pilota Irnerio Bertuzzi e il giornalista statunitense William McHale della testata Time–Life, incaricato di scrivere un articolo su di lui. Ancor oggi il caso è rimasto irrisolto.
L’infanzia – giovinezza
Enrico Mattei nacque il 29 aprile 1906 ad Acqualagna, nella provincia di Pesaro e Urbino. La sua era una famiglia modesta, la mamma Angela Galvani originaria di Acqualagna (nelle Marche) e il papà Antonio, sottufficiale dei Carabinieri nativo di Civitella Roveto (in Abruzzo), dove Enrico trascorse molti periodi dell’infanzia e dell’adolescenza, e da cui trasse ispirazione nella forte dedizione al lavoro d’industriale.
Conseguita la licenza elementare a Casalbordino, dove il padre era stato mandato a comandare la stazione dei Carabinieri, frequentò la Regia Scuola Tecnica a Vasto, città alla quale rimase profondamente legato, tanto da contribuire al riscatto della zona in futuro, da presidente dell’Eni. Poiché in età giovanile non dimostrava costanza negli studi, fu avviato all’attività lavorativa dal padre, che lo fece assumere come apprendista in una fabbrica di letti metallici a Matelica, dove la famiglia si era trasferita nel 1919, e qui avvenne il suo primo contatto con i prodotti chimici, in particolare vernici e solventi.
Divenuto ragioniere, a vent’anni intraprese la carriera dirigenziale in una piccola azienda dov’era entrato come operaio; successivamente si trasferì a Milano, dove inizialmente svolse l’attività di agente di commercio nel settore chimico e delle vernici alla MaxMeyer. A trent’anni avviò una propria attività nel settore chimico, con la quale riscosse un certo successo, sino a divenire fornitore delle forze armate italiane.
La resistenza
Dopo essere entrato in contatto con circoli antifascisti, il 25 luglio 1943 si unì a Marcello Boldrini, economista dell’Università Cattolica, ai gruppi partigiani attivi sulle montagne circostanti Matelica. Nel 1944 prese parte al Comando militare Alta Italia del Comitato di liberazione nazionale per conto della Democrazia Cristiana.
Salvare l’Agip
La guerra finì e l’allora presidente del Consiglio Alcide De Gasperi lo nominò commissario liquidatore dell’Agip, l’ente statale creato nel 1926 dal regime fascista per sovraintendere all’industria e al commercio di prodotti petroliferi. Mattei considerò quell’incarico umiliante. Molti premevano per la chiusura dell’Agip, considerata ormai un carrozzone statale, ma Mattei prese tempo.
Enrico Mattei quando arrivò a controllare Agip, sviluppò l’aspirazione di dotare l’Italia di una ricchezza, fondamentale per uno sviluppo indipendente da strozzature e condizionamenti esteri. Questo entusiasmo derivava dal fatto che Mattei aveva sentore che quella ricchezza poteva essere a portata di mano, in particolare nella val Padana.
Quando Mattei prese le redini dell’attività petrolifera dello Stato, le industrie erano devastate dalla guerra e da un alto tasso di disoccupazione. Pertanto Mattei si diede il compito di lavorare a una colossale ripresa del suo Paese. Per l’Italia sognava una radicale rivincita, che l’avvicinasse alle potenze che avevano sconfitto il Paese. Era convinto che la soggezione economica e politica era data dall’indipendenza energetica, e pertanto era decisa a superarla per dare una prospettiva d’indipendenza del paese.
Mattei riuscì a farsi affidare la responsabilità del comitato di coordinamento dell’attività mineraria dell’Agip. In tal modo le ricerche petrolifere proseguirono. Dopo la scoperta nel 44 del primo giacimento metanifero di Caviaga, nel 46 i lavori voluti da Mattei arrivano alla messa in opera di un nuovo pozzo di Caviaga 2, che si rivelò il più ricco d’Italia. Fino a quel momento in provincia di Piacenza nel 47 furono scoperti altri nuovi giacimenti: Piadena, Cornegliano, Laudense, Bordolano, e il pozzo petrolifero di Cortemaggiore nel 1947.
Il 13 giugno 1949 alla presenza dei giornalisti del ministro delle Finanze Ezio Vanoni, dal pozzo numero uno di Cortemaggiore (Piacenza) uscì il petrolio. Si trattava di una messa in scena, ma fu efficace perchè l’Agip che si voleva commissariare era salva.
Dal 1945 al 1952 il lavoro di perforazione dell’Agip, fu importante e in continuo sviluppo. Già nel 1945 furono perforati 3.500 metri, nel 1946 si passò a 7000 metri, nel 1947 a 11.000 , per salire a 57.000 nel 1950 e a 129.000 nel 1952.
In tutte queste attività non mancarono incidenti gravi che rischiarono di mettere in discussione l’attività di Mattei.
Nel contempo procedeva la costruzione dei metanodotti da parte di Snam, controllata dall’Agip e dall’Ente Nazionale Metano (Enm). La grande rete dei metanodotti che consentì lo sviluppo della struttura industriale del Paese mediante un combustibile che veniva offerto a prezzi più bassi rispetto ai combustibili tradizionali e, soprattutto, senza gravare sulla bilancia energetica italiana con l’estero.
La nascita dell’Eni
Con legge 136 del 10 febbraio fu istituito l’ENI, nata dalla determinazione di Mattei. Durante la su presidenza che durò fino al 1962, si dotò di un ampio apparato di tecnici che arrivarono condizionare la classe politica. La legge 136 conferì all’Eni una funzione importante nell”economia del paese che travalicava le funzioni dell’Iri. In particolare si concesse all’ente il monopolio nella ricerca e produzione di idrocarburi nell’area della Pianura Padana; al nuovo ente fu attribuito il controllo di Agip, Anac e Snam e di altre società minori, configurandosi così come un gruppo petrolifero-energetico integrato che potesse garantire lo sfruttamento delle risorse energetiche italiane. L’ENI aveva il compito di “promuovere e intraprendere iniziative di interesse nazionale nei settori degli idrocarburi e del gas naturale”. La “rendita metanifera” garantita dal monopolio del gas permise all’ENI di finanziare i propri investimenti, anche molto ingenti.
Enrico Mattei fu nominato anche alla Presidenza dell’Eni, mentre alla vicepresidenza ci mise Boldrini. Mattei con i suoi collaboratori riuscì a creare in Eni un clima di entusiasmo, vitalità e competitività. In occasione dell’ inaugurazione della scuola di studi superiori di idrocarburi di Eni dichiarò: “non c’è indipendenza politica se non c’è indipendenza economica”. “Noi non possiamo seguitare a passare attraverso degli intermediari stranieri per rifornirci di una materia prima indispensabile: ci costa troppo caro.”
La scuola formò allievi provenienti dai paesi dove si articolavano i programmi dell’Eni, un aspetto che costituì un contributo italiano allo sviluppo della ricerca e della tecnologia del sud del mondo.
Tra le principali realizzazioni volute da Mattei ci fu il petrolchimico di Ravenna 1955 che utilizzò il metano dei giacimenti della val padana dando lavoro a migliaia di maestranze.
A latina nel 1958 iniziarono i lavori per una centrale nucleotermo-elettrica, a Gela iniziò la costruzione di uno stabilimento petrolchimico .
Nel 1961 ebbe iniziò l’impegno di Eni nel mezzogiorno, con l’avvio di uno stabilimento petrolchimico a Pisticci e di stabilimenti meccanici a Bari, Vibo Valentia , una rete di metanodotti per il trasporto del metano Ferrandina, Pisticci, Gela.
La competizione internazionale dell’Eni
Dato l’aumento del fabbisogno nazionale, l’Eni dovette lanciarsi in una competizione internazionale. Mattei ottenne concessioni di ricerca petrolifera con i Paesi del Nord Africa e Medio Oriente. Nel 1959 l’Eni realizzò una sfida alle cosiddette “sette sorelle”, in cui si aggiudicò la gara per lo sfruttamento a 13 anni di 300 pozzi di coltivazione in argentina. Questa commessa si ampliò a 2000 pozzi.
Fra il 1961 e 1962 l’Eni realizzò e iniziò a programmare o costruire reti di distribuzione di carburante in Costa d’Avorio, Sudan, Marocco, Nigeria, Liberia, Etiopia, e anche nei paesi europei come Germania, Austria, Svizzera..
Nel 1962 gli investimenti di Eni ammontavano a circa 209 miliardi. Le condizioni poste dal presidente Eni erano molto più vantaggiose di quelle proposte dalle “sette sorelle”, che lasciavano ai produttori solo il 50% dei profitti.
Il “metodo Mattei” non passò inosservato
Mattei in quegli anni assunse un importante caratura internazionale, tanto che le preoccupazioni e le attenzioni si appuntarono su di lui. Infatti, le attività di Mattei portarono un certo interesse dei servizi segreti americani, anche in relazione alle aperte dichiarazioni di antiamericanismo e di propensione all’indipendenza commerciale e politica dell’Italia. Gli americani erano preoccupati sul possibile protagonismo dell’Italia negli affari con l’Africa del nord e nel Medio Oriente
Mattei era una persona molto spregiudicata, finanziava giornali, manovre politiche, pagava leader uomini di governo stranieri. Tanto che Montanelli lo definì “il caposcuola di tutti i corrotti.” Tuttavia il disegno di Mattei fu quello dell’indipendenza energetica e della modernizzazione dell’Italia, Mattei connotò il passaggio di un paese devastato e vinto alla ricostruzione e “miracolo economico”.
La morte
Mattei morì il 27 ottobre 1962 , quando l’aereo su cui stava viaggiando da Catania a Milano precipitò nelle campagne di Bascapè. E’ stato un incidente o un attentato? Nonostante siano passati 60 anni , ci sono ancora molti dubbi. Le prime indagini indicavano un attentato.
L’allora ministro della Difesa Giulio Andreotti nominò una commissione d’inchiesta. Con la sentenza del 31 marzo del 1966 il giudice Antonio Borghese ordinò il non luogo a procedere per insufficienza di prove. La sentenza fu considerata molto controversa.
Nel 1994 il caso fu riaperto in seguito alle rivelazioni del collaboratore di giustizia Tommaso Buscetta. Ma nemmeno la seconda inchiesta portò a un’incriminazione.
Dopo 30 anni il Pm ordinò la riesumazione dei corpi, e attraverso una perizia ricostruì l’attentato. Nonostante le prove, il17 marzo del 2003 il caso fu archiviato per impossibilità di risalire all’identità del mandante dell’omicidio e di dimostrare con assoluta certezza il sabotaggio del veicolo. Il caso, soggetto a tanti depistaggi, tutt’oggi rimane irrisolto.
Mattei era un uomo forte, influente sulla scena internazionale e molto probabilmente, come lui stesso affermò, la sua politica infastidiva le “sette sorelle”, ossia il cartello formato dalle compagnie petrolifere mondiali che dominarono per fatturato la produzione petrolifera di tutto il pianeta dagli anni 1940 sino alla crisi del 1973.
Un rapporto confidenziale del Foreign Office del 19 luglio 1962, si leggeva che “il Matteismo” era “potenzialmente molto pericoloso per tutte le compagnie petrolifere che operano nell’ambito della libera concorrenza (…). Non è un’esagerazione asserire che il successo della politica ‘Matteista’ rappresenta la distruzione del sistema libero petrolifero in tutto il mondo”. E quindi Mattei andava eliminato, in un modo o nell’altro.
Fonti
Rai Cultura
Libro “Enrico Mattei” di Nico Perrone (il Mulino)
Immagine di copertina: rainews