(articolo del 14 luglio 2020- aggiornato al 12 marzo 2021)
Alla luce della recente tempesta di polveri rosse che ha invaso Taranto, in particolare il quartiere Tamburi e Paolo VI, l’associazione Legamjonici ha inviato al Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa tutta la documentazione che testimonia quello che è avvenuto sabato 4 luglio a Taranto.
“L’Italia non sta rispettando la sentenza. Per questo abbiamo informato il Comitato dei Ministri a Strasburgo“, ha affermato sul suo profilo Facebook, Daniela Spera, la rappresentante dei ricorrenti e promotrice del primo ricorso alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo.
In seguito alla recente tempesta di polvere rossa che ha invaso la città di Taranto (in primis i quartieri Tamburi e…
Pubblicato da Daniela Spera su Mercoledì 8 luglio 2020
La sentenza Cordella e altri contro l’Italia
Francesco Cordella è stato il primo firmatario del ricorso presentato nel 2013 da 52 cittadini residenti a Taranto e provincia.
Nel 2015 è stato fatto un analogo ricorso da altri cittadini di Taranto.
Il 24 gennaio 2019 la Corte europea dei diritti dell’uomo ha condannato l’Italia per violazione del diritto alla vita privata e familiare (articolo 8 della Convenzione dei Diritti Umani,) e del diritto ad un rimedio effettivo (articolo 13 della stessa Convenzione).
Secondo i giudici della Corte di Strasburgo, il Governo ha omesso di prendere tutte le misure necessarie per tutelare il diritto alla salute dei cittadini.
La Corte ha costatato che “fin dagli anni 1970, vari studi scientifici denunciano gli effetti inquinanti delle emissioni degli stabilimenti Ilva di Taranto sull’ambiente e sulla salute delle persone. I risultati di tali rapporti, che provengono in gran parte da organismi statali e regionali, non sono peraltro oggetto di contestazione tra le parti”
Inoltre, ai sensi dell’articolo 46 della Convenzione, la Corte ha attribuito al Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa il compito di indicare al governo le misure da adottare per la bonifica del sito sideryrgico e di verificare lo stato di attuazione delle stesse.
Il primo parere del Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa
A distanza di un anno il Comitato ha espresso il primo parere (marzo 2020) dove ha giudicato insufficienti le misure adottate dall’Italia a tutela della salute dei cittadini di Taranto.
Lo stesso Comitato dei Ministri ha chiesto al Governo italiano di fornire nuove informazioni entro il 30 giugno 2020, in particolare sui tempi previsti per l’attuazione delle misure da prendere e se i responsabili per l’attuazione del programma ambientale godino ancora dell’immunità amministrativa e penale.
Ulteriori sviluppi
Il 18 gennaio 2021 l’Italia ha presentato al Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa “un piano d’azione nel quale ha specificato che l’ immunità penale e amministrativa sono state cancellate”, il cosiddetto scudo penale che con una legge era stato concesso prima a Ilva e poi ad ArcelorMittal, e inoltre “che l’art.13 della Convenzione europea sul ricorso effettivo è da considerarsi soddisfatto e che avrebbe provveduto a inviare nuove informazioni in merito al miglioramento della situazione ambientale e sanitaria a Taranto”.
Aggiornamento 12 marzo 2021
Il Comitato contesta la mancanza di informazioni
Il Comitato dei ministri del Consiglio d’Europa, a seguito della discussione e della sentenza del Tar di Lecce, segnalata dall’associazione Legamijonici, ha constatato la mancanza di informazioni da parte del governo italiano.Questo rende impossibile valutare i progressi compiuti nell’attuazione del piano ambientale, il rispetto del calendario per lo svolgimento degli interventi rimanenti e l’impatto dell’attuale funzionamento dell’impianto sulla salute pubblica e sull’ambiente. Pertanto ha invitato il governo a fornire le informazioni aggiornate, in modo tempestivo entro il 30 giugno 2021.
Inoltre la Corte osserva con preoccupazione la mancanza di mezzi di ricorso efficaci nell’ordinamento interno per porre fine all’articolo 13 della Convenzione Europea dei diritti dell’uomo, indicata nella sentenza.
Nello stesso giorno il Consiglio di Stato ha concesso la sospensiva di spegnimento dell’area a caldo dell’ex Ilva, in attesa della sentenza che verrà emessa a maggio. Si tratta di una decisione che le associazione ambientaliste si aspettavano.
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