Da anni Franca Viola è considerata un esempio di coraggio e di emancipazione femminile, per essersi opposta a una delle pratiche lesive della libertà delle donne: il matrimonio riparatore.
Quella di Franca è stata una battaglia lunga, terminata il 5 agosto 1981, quando la Legge 442 abrogò il delitto d’onore, ovvero la possibilità di avere una pena più attenuata per chi uccideva un parente o un coniuge per salvaguardare l’onore della famiglia, e il matrimonio riparatore che prevedeva l’estinzione del reato di violenza nei confronti di una minorenne nel caso lo stupratore la sposasse.
La storia di Franca
Franca è nata ad Alcamo, dove vive tutt’ora, da una famiglia di mezzadri. Negli anni 60 era fidanzata con Filippo, naturalmente con il consenso dei genitori. Il ragazzo a seguito di un furto si fece un periodo in carcere. Nel frattempo Bernardo, il padre di Franca, decise la rottura del fidanzamento.
Filippo, uscito dal carcere, non accettava la fine del fidanzamento, e cosi iniziò a minacciare Bernardo anche con atti intimidatori.
Ma il papà di Viola non cedette. Il giorno di Santo Stefano 1966, Filippo si presentò a casa della ragazza con altri compagni di sventure.
Dopo aver malmenato la madre, portarono via Viola. La ragazza rimase prigioniera per più di una settimana in un casolare ad Alcamo. Durante la prigionia Filippo abusò di lei.
L’incubò finì il 2 Gennaio 1966: la Polizia riuscì a liberare Franca in modo rocambolesco e lei potè tornare finalmente a casa. Filippo venne arrestato, ma era tranquillo perchè c’era il matrimonio riparatore.
Il codice penale dell’epoca infatti (art. 544) ammetteva la possibilità di estinguere il reato di violenza carnale qualora fosse stato seguito dal cosiddetto “matrimonio riparatore“, cioè un contratto tra l’accusato e la persona offesa.
Questo sistema permetteva allo stupratore di non andare in carcere, mentre la vittima avrebbe salvato il suo onore e quello della famiglia.
Franca invece sorprese tutti.
Supportata dalla sua famiglia, rifiutò quel matrimonio, dando il via al processo: fu la prima volta che una donna scelse di essere “svergognata”.
Il suo percorso non fu semplice: oltre alla violenza dovette subire ricatti, minacce e l’ostilità dell’opinione pubblica.
Il verdetto fu netto: Filippo e i suoi complici furono condannati. Franca due anni dopo il rapimento si sposò.
Filippo fu ucciso per altre vicende. I suoi complici vivono tutt’ora in un paesino della provincia di Trapani.
Oggi Franca vive ad Alcamo con suo marito e i due figli.
L’8 marzo 2014 è stata insignita dell’onorificenza di Grande Ufficiale dell’Ordine al merito della Repubblica italiana dal presidente Giorgio Napolitano.
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