I ministri dell’economia del G7 e i governatori delle banche centrali, hanno raggiunto un accordo che prevede una tassa minima globale del 15% sugli utili delle multinazionali come Facebook, Google, etc.
Inoltre, come specificato nel comunicato, ci si impegna “a raggiungere una soluzione equa sull’assegnazione dei diritti di tassazione, con i paesi di mercato su almeno il 20% del profitto che supera un margine del 10% per le imprese multinazionali più grandi e redditizie. Forniremo un coordinamento tra l’applicazione delle nuove regole fiscali internazionali e la rimozione di tutte le tasse sui servizi digitali, e altre misure simili pertinenti, su tutte le società.”
📢 G7 Today #G7 Finance Ministers & Central Bank Governors chaired by Chancellor @RishiSunak agreed a landmark deal on global tax, and ways to build a strong, sustainable, balanced and inclusive global economic recovery.
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— G7 UK (@G7) June 5, 2021
Un accordo voluto dall’amministrazione Biden
La segretaria del Tesoro americano, Janet Yellen, ha parlato “di impegno significativo e senza precedenti che fornisce uno slancio straordinario verso il raggiungimento di un’imposta minima globale solida con un’aliquota di almeno il 15%.”
The G7 Finance Ministers have made a significant, unprecedented commitment today that provides tremendous momentum towards achieving a robust global minimum tax at a rate of at least 15%.
— Secretary Janet Yellen (@SecYellen) June 5, 2021
La stessa Yallen ad aprile annunciò che gli Stati Uniti stavano lavorando con le altre nazioni G20 per un’aliquota fiscale minima per porre fine “a una corsa a ribasso durata 30 anni”. E aggiunse: “Si tratta di assicurarsi che i governi abbiano sistemi fiscali stabili che ottengano entrate sufficienti per investire in beni pubblici essenziali e rispondere alle crisi e che tutti i cittadini condividano equamente l’onere per il finanziamento del governo.”
Per Oxfam l’imposta del 15% è troppo bassa
Per Gabriela Bucher, direttore esecutivo di Oxfam International, l’imposta del 15% è troppo bassa. E farà davvero poco per porre fine alla dannosa corsa al ribasso sull’imposta sulle società e ridurre l’uso diffuso dei paradisi fiscali.
Si tratta di un accordo non equo, che andrà a vantaggio dei paesi più ricchi, aumentando le disuguaglianze. “Miliardi di dollari di entrate perse ogni anno nei paradisi fiscali confluirebbero nei paesi ricchi dove hanno sede la maggior parte delle grandi multinazionali come Amazon e Pfizer, indipendentemente dal fatto che le loro vendite e profitti siano effettivamente realizzati nei paesi in via di sviluppo. Il G7 non può pretendere che la maggior parte dei Paesi del mondo accetti briciole dal proprio tavolo.” – ha aggiunto Bucher.
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