La Giornata mondiale contro le mutilazioni genitali femminili

Il 6 febbraio è la Giornata internazionale contro le mutilazioni genitali femminili, istituita dalle Nazioni Unite per diffondere consapevolezza su questa pratica lesiva dei diritti umani che ha conseguenze gravissime sulla salute fisica e psichica delle bambine e delle ragazze Le mutilazioni dei genitali consistono nella rimozione parziale o totale dei genitali femminili, per ragioni culturali e non per ragioni terapeutiche.

In alcune culture è considerata “una prova di purezza” e un prerequisito per il matrimonio. Infatti, in circa la metà dei paesi africani, le mutilazioni dei genitali avvengono sempre in età più giovane. Per esempio in Kenya l’età media in cui ci si sottopone alla pratica è scesa dai 12 ai 9 anni negli ultimi tre decenni. 

Oggi,  rispetto a 30 anni fa, una ragazza ha circa un terzo di probabilità in meno di essere sottoposta a mutilazioni genitali femminili. Tuttavia, questi progressi non sono sufficienti per raggiungere il target dell’Obiettivo di Sviluppo Sostenibile di eliminare la pratica entro il 2030.

I dati Unicef

Secondo le ultime stime dell’UNFPA, quest’anno sono a rischio  4,3 milioni di ragazze. Questo dato si prevede raggiungerà i 4,6 milioni entro il 2030, in quanto conflitti, cambiamento climatico, crescente povertà e disuguaglianze continuano a ostacolare gli sforzi per trasformare le norme sociali e di genere che sono alla base di questa pratica dannosa e interrompono i programmi che aiutano a proteggere le ragazze.

Almeno 200 milioni di ragazze e donne in vita oggi hanno subito mutilazioni genitali femminili e negli ultimi 20 anni, la percentuale di ragazze e donne nei paesi ad alta incidenza che si sono opposte alla pratica è raddoppiata.

Circa 1 ragazza e donna su 4 che ha subito mutilazioni genitali femminili, ovvero 52 milioni in tutto il mondo, è stata sottoposta alla pratica per mano di personale sanitario. Questa proporzione è due volte più alta tra le adolescenti, il che indica una crescita nella medicalizzazione della pratica.

Nel 2021, dei 31 paesi con dati disponibili sulle mutilazioni genitali femminili, 15 sono alle prese con conflitti, povertà crescente e disuguaglianze, creando una crisi nella crisi per le ragazze più vulnerabili ed emarginate del mondo.

In alcuni paesi, le mutilazioni genitali femminili sono ancora quasi universali, con circa il 90% delle ragazze in Gibuti, Guinea, Mali e Somalia colpite. In circa la metà dei paesi, le mutilazioni genitali femminili sono eseguite in età sempre più giovane, riducendo le possibilità di intervenire.

Le mutilazioni genitali femminili rimangono molto diffuse in Nigeria e stanno aumentando fra le ragazze nigeriane da 0 a 14 anni. I casi sono aumentati dal 16,9% del 2013 al 19,2% nel 2018. Con un numero stimato di 19,9 milioni di sopravvissute, in Nigeria si registra il terzo numero più elevato di donne che sono state sottoposte a mutilazioni genitali femminili nel mondo.

Fonte: Unicef

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