Gli interessi dell’Italia in Libia

L’Italia è uno dei paesi più coinvolti in Libia. Come la Germania e il Regno Unito sostiene il governo di Tripoli, in linea con le risoluzioni del Consiglio di Sicurezza. Gli interessi dell’Italia sono la stabilizzazione del paese, i  rapporti economici e la questione migranti.

L’attuale situazione  della Libia 

La Libia presenta una situazione politica e territoriale divisa tra due governi. La capitale di Tripoli e il nord ovest del paese sono controllati dal Governo di unità nazionale, guidato dal primo ministro Abdul Hamid Dbeibah. Il governo è riconosciuto a livello internazionale e occupa il seggio della Libia alle Nazioni Unite e nell’Unione Africana.

L’est del paese e vaste zone della Libia centrale sono sotto l’autorità della Camera dei Rappresentanti, la legislatura unicamerale della Libia, che nel marzo 2022 ha creato un governo con Fathi Bashagha come primo ministro. In realtà è il generale Khalifa Haftar che governa questi territori in modo autoritario.

La comune chiave di lettura del conflitto in Libia riguarda la rivalità tra est e ovest, ma come afferma il prof Federico Manfredi Firmian in un approfondimento sulla Libia, la realtà è più complessa.

I due pretendenti al potere, Dbeibah e Bashagha, non sono inoltre distinguibili, nè per ideologia e nè per provenienza. Infatti entrambi sono di Misurata,  hanno l’appoggio di fazioni islamiste ed entrambi sono al di fuori del loro mandato e non hanno alcuna legittimità democratica per governare.

Tuttavia le rivalità politiche in Libia non sono legate alle ideologie e alla religione, ma si tratta di rivalità di potere fra uomini ambiziosi che aspirano a governare il paese e a controllare le finanze pubbliche.

La posizione dell’Europa nei confronti della Libia manca di coesione. La Francia, nonostante nel 2015 abbia riconosciuto il governo di Tripoli, attualmente sostiene Haftar, in linea con le politiche francesi nel Sahel e in Medio Oriente. La Francia sostiene anche l’Egitto e gli Emirati Arabi Uniti, due dei principali alleati di Haftar.

La stabilizzazione del Paese 

Uno degli interessi dell’Italia e dell’Europa è la stabilizzazione della Libia, perchè senza non può esserci una gestione efficace dei flussi migratori e sicurezza nell’approvvigionamento energetico. Il principale alleato dell’Italia è l’Onu che, con la sua missione, ha come obiettivo la promozione della stabilità e della democratizzazione del paese. Mentre, alcuni stati come la Turchia, l’Egitto e gli Emirati Arabi hanno obiettivi il ritiro delle truppe straniere dalla Libia.

L’obiettivo dell’Italia coincide con gli interessi degli Stati Uniti, ma tuttavia la Libia non è una priorità degli americani, perchè sono esposti meno geograficamente.

Questione migranti

La rotta più pericolosa e utilizzata passa per la Libia. Nel 2022 i migranti e richiedenti asilo che sono arrivati in Italia via mare nel 2022  è stato di 94.599 persone, quasi 48.679 sono arrivate dalla Libia. Secondo l’Organizzazione mondiale della migrazione nel 2022 la guardia costiera ha riportato in Libia 21.457 migranti. Inoltre, la maggior parte delle imbarcazioni proviene dai territori di Haftar.

In merito alla guardia costiera libica, l’Italia come l’Europa, non tengono conto di un fatto ben documentato che riguarda gli abusi sui migranti. Le Ong hanno chiesto più volte di mettere fine al cosiddetto Memorandum Italia- Libia.

Inoltre, le Nazioni Unite hanno documentato numerosi casi di collusione fra le autorità libiche, gruppi armati nominalmente integrati nelle forze di sicurezza e organizzazioni criminali. Il guardia costiera libica nel settore di Zawiya è stato sanzionato dall’Onu per traffico di migranti. La legittimità internazionale e i fondi dell’Italia e dell’Europa permettono alle autorità libiche di consolidare il proprio potere nelle istituzioni dello stato libico.

Questione energetica

Il petrolio è la principale risorsa economica della Libia, ma l’instabilità ha spesso determinato una limitazione degli investimenti internazionali.

Dal 2004 l’Italia importa anche gas attraverso il gasdotto Green Stream, di proprietà di Eni e Noc. Il gasdotto, composto da una linea di 520 chilometri, attraversa il Mar Mediterraneo collegando l’impianto di trattamento di Mellitah sulla costa libica con Gela in Sicilia. La capacità del gasdotto ammonta a circa 8 miliardi di metri cubi all’anno.

L’Eni quindi rimane la prima compagnia internazionale per investimenti. La stessa Eni attraverso un comunicato ha fatto sapere di aver siglato una importante intesa con la società libica National Oil Corporation of Libya (Noc) con l’obiettivo di aumentare la produzione di gas naturale in due giacimenti offshore e rafforzare ulteriormente il rapporto con questo Paese sempre più strategico sul fronte della sicurezza energetica. Il progetto prevede anche la costruzione di un impianto di cattura e stoccaggio del carbonio (CCS) a Mellitah, che consentirà una significativa riduzione dell’impronta di carbonio complessiva, in linea con la strategia di decarbonizzazione di Eni.

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Fonti: “Libia: recenti sviluppi e prospettive”- Federico Manfredi Firmian- Ispi 

“Le nostre attività in Libia” – Eni 

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