L’11 gennaio 2002 i primi prigionieri del terrorismo giunsero nella prigione militare di Guantanamo Bay, diventata ben presto un buco nero dei diritti umani. In questi anni infatti sono emerse testiminanze che raccontano le sistematiche violazioni dei diritti umani.
Guantanamo Bay
Trasferimenti segreti, interrogatori in regime di isolamento, alimentazione forzata durante gli scioperi della fame, torture, sparizioni forzate, totale diniego del diritto a un giusto processo. Questo è quello che perpetuano da 20 anni le autorità degli Stati Uniti.
Alcuni dei prigionieri, soprattutto all’inizio del periodo di detenzione, sono stati sottoposti a feroci torture, molti altri hanno sviluppato gravi problemi di salute mentale.
Più volte le organizzazioni internazionali e non governative hanno denunciato la situazione, accusando gli Stati Uniti di tortura e di altri trattamenti inumani e degradanti in violazione del diritto internazionale. La risposta è sempre stata il silenzio.
I prigionieri e le 8 condanne
Dal 2002 sono state 780 le persone imprigionate a Guantanamo Bay. Ad oggi ne sono rimasti 35. Più di 700 prigionieri sono stati rilasciati e sparpagliati in 59 paesi.
Le commissioni militari incaricate di processare i sospetti terroristi detenuti a Guantamo hanno prodotto la miseria di solo 8 condanne, due delle quali vengono attualmente scontate all’interno del centro di detenzione.
Dei 39 detenuti rimasti, 12 sono sotto la giurisdizione del tribunale di guerra delle commissioni militari: tre sono sotto processo in attesa di un verdetto, sette sono in fase processuale e due sono stati condannati. Altri 14 detenuti sono trattenuti in detenzione indefinita per legge di guerra. Attualmente i processi sono sospesi da settembre 2021, per causa Covid-19.
Amnesty International continua a sollecitare il presidente Biden affinchè tenga fede al suo impegno di chiudere Guantanamo una volta per tutte.
immagine di copetina: closeguantanamo.org