Il centrodestra nel suo programma ha proposto alcuni cavalli di battaglia: l’aumento della pensioni minime, la flax tax, Quota 41 e la pace fiscale 2.0. Il punto è capire qual è il costo e la sostenibilità per i conti pubblici italiani.
Aumento pensioni minime
Silvio Berlusconi anche in questa campagna elettorale ha proposto l’aumento delle pensioni minime a 1.000 euro, ma come sottolinea Giuliano Cazzola di Start Magazine, l’operazione peserebbe sulle finanze pubbliche oltre a squilibrare il sistema pensionistico. Senza cadere nel tecnicismo, su lavoce.info è stato calcolato che la proposta di Berlusconi potrebbe costare circa 33 miliardi di euro. Si tratta di una cifra che non sarebbe nemmeno coperta da un’eventuale abolizione del Rdc (8 miliardi di euro) e dalla riduzione della spesa pubblica (circa 22 miliardi di euro).
Sempre su lavoce.info si sottolinea che, garantire minimi troppo elevati comporta un disincentivo al lavoro e rischia di rivelarsi poco equo. Giuliano Cazzola si chiede che senso ha portare il livello della pensione di chi – per varie ragioni – ha versato pochi contributi, vicino a quello di un lavoratore che ha contribuito per decenni?
Molto cauta in tal senso è anche la leader di Fratelli d’Italia che ha dichiarato a Mattino 24 su Radio 24:”La quantificazione di una cifra non c’è. Bisogna capire la praticabilità di quanto si possono aumentare le pensioni minime. Io come tutto il centrodestra sono certa che le pensioni minime sociali e di invalidità siano inadeguate. E che le risorse per renderle adeguate a inflazione e una realtà che cambia e si possono certamente trovare in un sistema che oggi spende 100 miliardi in bonus inutili e finanzia un inutile reddito cittadinanza inutile”.
“Noi – ha sottolineato Meloni- vogliamo realizzare un sistema previdenziale e di assistenza giusto ed equilibrato nel suo complesso. Le risorse ci sono. In Italia abbiamo speso 180 mld i europei ottenuti per la pandemia. E ora ne abbiamo da gestire 25mld investiti sul Pnrr. Dobbiamo farlo bene. Lavoreremo per questo”.
La flat tax
La Legge di bilancio 2019 (L. 30 dicembre 2018, n. 145) ha introdotto la cosiddetta “mini flat tax”, ovvero l’estensione fino a € 65mila di fatturato del regime dei minimi per le partite Iva (persone
fisiche esercenti attività d’impresa, arti o professioni).
La flax tax che intende la Lega di Salvini è una tassa unica dove si paga solo il 15% degli introiti.
La proposta della Lega è estendere la flax tax alle partite Iva con fatturato fino a € 100mila, come già previsto
dalla legge di bilancio approvata nel 2019 (e successivamente abrogata dal governo Conte II).
Per favorire la ripresa- c’è scritto sul programma della Lega- e in attesa di una ridefinizione complessiva del sistema di imposizione sul reddito, si propone l’adozione del sistema di flat tax cosiddetta incrementale, che assoggetta a imposta sostitutiva gli incrementi di Irpef e Ires, incentivando l’emersione dell’economia sommersa e non penalizzando la crescita delle aziende.
La seconda fase avviene attraverso l’introduzione della flat tax per le famiglie fiscali, l’ulteriore accorpamento delle ultime tre aliquote dell’imposta sul reddito delle persone fisiche (dopo quello disposto dalla legge di bilancio 2022), l’introduzione per due anni della flat tax sul reddito incrementale Irpef e Ires e la riduzione dell’aliquota dell’Ires al 20%.
Infine, la terza fase, prevede l’estensione della flat tax a tutte le persone fisiche e giuridiche, senza limiti di reddito.
Una delle critiche avanzate riguarda il costo molto alto. Su lavoce.info viene stimato un costo che oscilla tra i 30-60 miliardi di euro l’anno. Non solo, secondo i calcoli fatti su lavoce.info, il gettito sarebbe anche minore: 94 miliardi all’anno (escludendo le addizionali regionali e comunali), con un calo di 58 miliardi rispetto a quello Irpef attuale.
La relazione annuale sull’evasione del ministero dell’Economia e Finanze stima una perdita di gettito Irpef da evasione di circa 38 miliardi. Pertanto mancherebbero ancora altri 20 miliardi all’appello.
Quota 41
La proposta della Lega è che i lavoratori o lavoratrici che raggiungono 41 anni di contributi hanno il diritto alla pensione. Per le donne si aggiungono i contributi figurativi per ogni figlio.
Ma quanto costa Quota 41? Da premettere che Quota 41 è stata proposta anche dai sindacati, ma il governo Draghi si è mostrato molto freddo a causa dei costi. Nel 2021 l’Inps ha stimato i costi di un’estensione a tutto campo di Quota 41: più di 4 miliardi nel primo anno di “attivazione” nel 2022 per poi arrivare a superare la soglia dei 9 miliardi nell’ultima annualità di un percorso decennale. Pertanto impegnerebbe lo 0,4% del Pil .
La pace fiscale 2.0
La proposta della Lega prevede interventi di rottamazione delle cartelle, da estendere anche alle imprese, e di definizione agevolata delle controversie fiscali pendenti.
Viene riproposto il saldo stralcio esteso anche alle imprese definendo un indice oggettivo di difficoltà economica e assicurando che non possa beneficiare del provvedimento chi abbia fatto dichiarazioni infedeli.
Alla base di questo provvedimento vi è l’idea che nei conti dello stato risultano contabilizzati ben 1.100 miliardi di euro di crediti d’imposta. Basterebbe portarne a casa un 2 per cento e con 22 miliardi si potrebbero realizzare tanti proficui interventi. Nel merito il direttore dell’Agenzia dell’Entrate ha più volte riferito nelle sedi parlamentari che da quella montagna dei crediti d’imposta è possibile riscuotere “solo” 81 miliardi. Questa somma contiene crediti consolidati, e di crediti che nascono da azioni riscossive solo provvisorie perché la debenza del tributo è ancora in discussione. Il resto sono riconducibili a a contribuenti deceduti o falliti o non più reperibili. Pertanto una “pace fiscale 2.0” porterebbe nelle case dello stato un ammontare al di sotto delle cifre teoriche.