I Paesi ricchi dicono no alla sospensione temporanea dei brevetti sui vaccini Covid

L’11 marzo, a un anno dalla dichiarazione della pandemia, in seno al WTO (World Trade Organization) i Paesi ricchi hanno bocciato la proposta di India e Sudafrica di sospendere temporaneamente i brevetti sui vaccini contro il coronavirus. La discussione non è stata totalmente chiusa e proseguirà a maggio.

Per sostenere la proposta del Sudafrica e dell’India è stata attivata una petizione Ue per la sospensione dei brevetti sui vaccini, No Profit On Pandemic – Right to Cure“. Le richieste sono quattro: diritto alla salute, secondo cui in una pandemia le tecnologie e la ricerca dovrebbero essere condivise; trasparenza sui costi di produzione, conti pubblici e sicurezza dei vaccini; denaro e controllo pubblico; nessun profitto sulla pandemia.

La richiesta dell’India, Sudafrica e di altri 100 Paesi

Sin da subito i Paesi ricchi  si sono assicurati la maggior parte dei vaccini disponibili, prenotando dosi per un numero superiore rispetto alla loro popolazione.
Questa disuguaglianza ha portato  l’India e il Sudafrica a inviare al Wto la proposta di rinunciare temporaneamente all’applicazione della proprietà intellettuale, regolata  dall’Accordo sugli aspetti commerciali dei diritti di proprietà intellettuale (TRIPs), fino a quando non si sarà raggiunta la vaccinazione diffusa e la maggioranza della popolazione avrà sviluppato l’immunità.
La sospensione rimuoverebbe le barriere legali e permetterebbe a più Paesi  (compresa l’Italia) di produrre i vaccini, aumentando la disponibilità di dosi a disposizione.

Il no dei Paesi ricchi

Alla proposta del Sudafrica e dell’ India si sono opposti l’Ue, Usa, Giappone, Canada, Regno Unito e il Brasile. Secondo questi Paesi  i brevetti incentivano la ricerca e l’innovazione.

La portavoce per il Commercio della Commissione europea, Miriam Garcìa Ferrer , ha spiegato che il problema non verrà risolto sospendendo i brevetti. I problemi riguardano la mancanza di una capacità produttiva sufficiente a la realizzazione di quantità richieste.

In questo contesto l’Europa  condivide  la dichiarazione della nuova direttrice generale della Wto, Ngozi Okonjo Iweala,  secondo il quale dovrebbe esserci una ‘terza via’ per allargare l’accesso ai vaccini, facilitare il trasferimento delle tecnologie, tale da incoraggiare la ricerca e l’innovazione, consentendo anche gli accordi di licenza per l’aumento della capacità produttiva delle dosi.

Disuguaglianze tra Paesi ricchi e poveri nell’accesso ai vaccini e alle cure

Le nazioni più ricche nell’ultimo mese hanno vaccinato in media una persona al secondo, mentre la stragrande maggioranza dei Paesi in via di sviluppo ancora non è stata in grado di somministrare una singola dose, con una carenza strutturale di forniture mediche e scorte di ossigeno.  Questo è l’allarme lanciato da Oxfam e EMERGENCY, membri della People’s Vaccine Alliance, insieme tra gli altri a UNAIDS e Yunus Center.

Inoltre il programma Covax porterà a coprire appena il 3% della popolazione entro la metà dell’anno e il 20% entro la fine del 2021. I Paesi a farne le spese sono quelli colpiti da guerre, e dalla crisi climatica come: Sud Sudan, Yemen, Malawi dove la variante sudafricana del virus si è diffusa molto rapidamente, facendo registrare un aumento dei casi del 9.500% in pochissimo tempo.

“La situazione reale in tanti Paesi a basso reddito in cui operiamo è che la campagna vaccinale contro il COVID-19 non solo non è ancora iniziata, ma nemmeno pianificata, a causa della mancata disponibilità dei vaccini- ha dichiarato Rossella Miccio, presidente di EMERGENCY – In Afghanistan la somministrazione è iniziata solo una decina di giorni fa grazie a una donazione di mezzo milione di dosi fatta dal governo indiano su base totalmente volontaristica. Con questa dotazione si possono vaccinare 250.000 persone, ovvero lo tra lo 0,6 e lo 0,7% di tutta la popolazione. Addirittura ci troviamo al paradosso che alcuni Paesi come l’Uganda avrebbero acquistato i vaccini ad un costo di molto superiore a quello pagato dall’Unione europea. Se non invertiamo la rotta non riusciremo mai a mettere fine a questa pandemia.”

Nonostante le case farmaceutiche abbiano beneficiato di miliardi di euro in aiuti pubblici, mantengono ancora il monopolio della produzione per ottimizzare al massimo i loro profitti. A fronte di circa 100 miliardi di dollari di finanziamenti pubblici destinati alla ricerca e allo sviluppo di vaccini contro il Covid, si stima che Pfizer, Moderna e Astrazeneca da sole realizzeranno entrate per 30 miliardi di dollari.

Immagine: www.noprofitonpandemic.eu

 

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