Il 5 aprile 2010 Wikileaks rendeva pubblico il video segreto “Collateral Murder”

Il 5 aprile 2010 WikiLeaks pubblicò un video segreto dal titolo Collateral Murder. Il video riprendeva un elicottero americano che uccideva dei civili inermi a Baghdad, mentre l’equipaggio rideva.  Quel filmato fu visto da milioni di persone in tutto il mondo. Per queste pubblicazioni oggi Assange  rischia  175 anni di carcere. Ma senza Wikileaks oggi non sapremo molte verità.

Il filmato 

Il filmato risaliva al 12 luglio 2007 ed era un file segreto del Pentagono. Le riprese, che documentavano la strage senza filtri e censure,  furono effettuate da uno degli elicotteri Apache. Quel video riprese l’uccisione con proiettili calibro 30 di una quindicina di civili, tra cui un fotografo, il suo assistente, l’ autista dell’agenzia di stampa Reuters. C’erano anche due bambini colpiti gravemente. Il loro padre che era alla guida di un furgone cercò di soccorrere l’autista del fotografo, anch’esso ferito gravemente, ma anche lui fu crivellato dai colpi.
“All right” disse uno dell’equipaggio, ridendo. E ancora: ” Guarda quei bastardi morti”.

Quel video senza filtri smentì le affermazioni degli ufficiali americani, poichè non era in corso nessun combattimento.

“Il video  Collateral Murder sbugiardava le affermazioni del Pentagono sulla strage. La verità rivelata da  Collateral Murder è l’unica giustizia che le vittime hanno ricevuto. Nessuno dei soldati USA ha mai pagato con 1 ora di prigione l’assassinio di civili inermi” ha scritto in un tweet Stefania Maurizi, l’unica giornalista italiana che Julian Assange contattò per consegnargli i documenti segreti. 

Chi passò quei file ad Assange? 

Dopo due mesi dalla pubblicazione del video, il 6 giugno 2010 il magazine americano Wired rivelò che in Iraq era stato arrestato un ragazzo americano per aver raccontato in chat di essere stato lui ad aver passato a Wikileaks il video Collater Murder e altre  migliaia di file segreti della diplomazia.

Il ragazzo si chiamava Dradley Manning, era un analista dell’intelligence americana in missione in Iraq. Manning era molto spaventato per le conseguenze, ma dichiarò di aver fatto la scelta giusta, poichè aveva agito per uno scopo nobile: rivelare  al mondo i crimini di guerra.

Manning fu accusata di 22 reati, incluso l’aiuto al nemico, che era l’accusa più grave e avrebbe potuto portare a una condanna a morte. Dal luglio 2010 all’aprile 2011 fu detenuta presso il Corpo di Brigata dei Marines, Quantico in Virginia. Nel 2013 dichiarò  di avere un’identità di genere femminile fin dall’infanzia e di voler essere chiamata come Chelsea Manning.  Fu condannata a 35 anni presso il carcere di massima sicurezza a Fort Leavenworth.  Il 17 gennaio 2017, il presidente Barack Obama commutò la pena di Manning a quasi sette anni di reclusione a partire dal suo arresto nel maggio 2010.

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Fonte e libro consigliato: Il potere segreto. Perché vogliono distruggere Julian Assange e Wikileaks 

 

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