In media ogni anno 189 milioni di persone vengono colpite da eventi climatici estremi nei Paesi in via di sviluppo. È l’allarme lanciato a ottobre in un nuovo rapporto diffuso dalla Loss and Damage Collaboration, costituito da 100 ricercatori, attivisti e decisori politici da tutto il mondo. Si tratta di un dossier che, a poche settimane dall’inizio della Cop 27, denuncia come i Paesi ricchi si siano ripetutamente opposti a qualsiasi tentativo di finanziare la risposta alla crisi climatica nei Paesi poveri, responsabili solo in minima parte dell’attuale emergenza.
Il 97% delle persone colpite dagli eventi vive nel Paesi poveri
Secondo le stime riportate nel report, il 79% delle vittime registrate e il 97% delle persone colpite da eventi climatici estremi dal 1991 viveva nei Paesi in via di sviluppo. II numero di disastri climatici nelle aree più povere del pianeta è più che raddoppiato nello stesso periodo causando oltre 676 mila vittime.
L’Africa – secondo i dati dell’African Development Bank – sta perdendo tra il 5 e il 15% di Pil pro-capite all’anno a causa dei cambiamenti climatici, pur essendo responsabile di meno del 4% delle emissioni inquinanti a livello globale.
Le catastrofiche inondazioni di quest’anno in Pakistan hanno colpito direttamente almeno 33 milioni di persone. I costi stimati sono oltre 30 miliardi di dollari, ma è stato finanziato solo il 19%.
In Africa orientale a causa della terrificante siccità che ha colpito l’area, 1 persona ogni 36 secondi potrebbe morire di fame nei prossimi mesi. Anche qui però l’appello delle Nazioni Unite per rispondere all’emergenza innescata dalla crisi climatica è al momento sotto finanziato per oltre 3 miliardi di dollari.
La disuguaglianza e la crisi climatica procedono di pari passo
Solo nella prima metà del 2022, sei tra i più grandi attori dell’industria mondiale dei combustili fossili(BP, Shell, Chevron, Exxon Mobil, Total e Eni) hanno realizzato profitti superiori per 70 miliardi di dollari al costo associato ai disastri climatici, che hanno colpito i Paesi in via di sviluppo nei primi sei mesi dell’anno. Complessivamente, 55 tra i Paesi più poveri al mondo hanno subito perdite economiche da eventi climatici estremi per 500 miliardi di dollari nei primi 20 anni del secolo.
Alla prossima Cop27 che si terrà a novembre a Sharm El-Sheikh in Egitto, i Paesi in via di sviluppo chiederanno di agire dopo decenni di ritardi, rinvii e promesse non mantenute. In particolare si chiede di trovare un accordo sui finanziamenti per far fronte alle perdite e ai danni causati dalla crisi climatica. Dobbiamo recuperare l’enorme ritardo accumulato e non perdere l’occasione”.
L’anno scorso alla Cop26 i Paesi in via di sviluppo erano uniti per chiedere l’istituzione di un fondo ad hoc per il finanziamento delle perdite e dei danni. Tuttavia i Paesi ricchi hanno respinto la proposta a favore di un dialogo triennale privo di obiettivi tangibili. Una scelta compiuta senza tener conto che ogni lieve aumento delle temperature globali comporterà ulteriori catastrofi climatiche. Con un conto in termini di perdite stimato tra i 290 e i 580 miliardi di dollari entro il 2030 per i Paesi in via di sviluppo. Inoltre, in questo calcolo non sono considerati l’impatto psicologico sulla popolazione o la perdita di biodiversità.
Fonti
https://www.lossanddamagecollaboration.org/
www.oxfam.org
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