Il centenario della marcia su Roma

Il 26 ottobre 1922 iniziò la marcia su Roma, dopo mesi di violenze squadrsite.  L’obiettivo della marcia, capeggiata dai triumviri Balbo, Bianchi, De Bono e De Vecchi, era estromettere il capo del governo Luigi Facta e forzare la mano al re Vittorio Emanuele III per indurlo a consegnare il Paese nelle mani di Mussolini, incaricandolo di formare un nuovo governo.

Il 27 ottobre circa 20 mila camicie nere partirono da Santa Marinella, Tivoli, Monterotondo e dal Volturno e, requisendo convogli ferroviari, si diressero verso la capitale.

Il 28 ottobre 1922, alle 6 del mattino, il governo dichiarò lo stato d’assedio, il re si rifiutò di controfirmare l’atto, l’allora governo Luigi Facta diede le dimissioni: il Paese era senza governo. Mussolini fu convocato dal Re e il 30 ottobre il re gli conferì l’incarico di formare un nuovo governo.

Durante il suo discorso di insediamento davanti alla Camera dei deputati (il 16 novembre) si presentò con l’ormai famoso discorso del bivacco: “Avrei potuto fare di quest’aula sorda e grigia un bivacco di manipoli. Potevo sprangare il Parlamento e costituire un Governo esclusivamente di fascisti. Potevo: ma non ho, almeno in questo primo tempo, voluto“.

Il fascismo era iniziato.

“Una data funesta della storia italiana, che segna l’inizio del fascismo, la più grande sciagura della storia nazionale del secolo scorso”, ha scritto la senatrice a vita Liliana Segre in una lettera esposta in piazza del Plebiscito a Napoli, in occasione della manifestazione per la pace, organizzata dalla Regione Campania. “Perché impegno per la pace, per la democrazia e contro il fascismo e il totalitarismo devono sempre andare insieme, elementi indispensabili di una piena coscienza civile”,  ha aggiunto la senatrice.

 

Immagine di copertina: Skuola.net

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