Il Consiglio di Sicurezza ha condannato la decisione dei talebani di vietare alle donne di lavorare per le Nazioni Unite

Giovedì, in una risoluzione, il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha condannato la decisione dei talebani  di vietare alle donne di lavorare per le Nazioni Unite, chiedendo ai leader talebani di “revocare rapidamente” la loro decisione.

La risoluzione, approvata all’unanimità,  chiede la “partecipazione piena, uguale, significativa e sicura delle donne e delle ragazze in Afghanistan” e sollecita tutti i paesi e le organizzazioni con influenza sui governanti fondamentalisti del paese, a “promuovere un urgente capovolgimento” delle politiche che hanno di fatto cancellato le donne dalla vita pubblica.

La risoluzione del Consiglio di sicurezza esprime la “profonda preoccupazione” degli ambasciatori per il divieto alle donne di lavorare alle Nazioni Unite, affermando che – insieme alle altre erosioni dei diritti fondamentali – “avrà un impatto negativo e grave”  sulle operazioni di aiuto delle Nazioni Unite in tutto il Paese “, compresa la fornitura di assistenza salvavita e servizi di base ai più vulnerabili”.

Il voto del Consiglio di Sicurezza arriva qualche giorno prima dell’incontro di Doha dell’1 e 2 maggio sull’Afghanistan. Il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, ha convocato a porte chiuse inviati speciali per l’Afghanistan di vari paesi per lavorare su un approccio unificato per trattare con i talebani.

All’inizio di aprile, i talebani hanno imposto il divieto alle donne afgane di lavorare per le Nazioni Unite. A dicembre avevano imposto il divieto di  lavorare per le organizzazioni internazionali.

Da quando i talebani hanno rovesciato il governo sostenuto dall’Occidente nel 2021, le donne afghane non hanno più diritti: oggi non possono studiare, lavorare, fare sport, viaggiare sole e farsi curare da medici maschi. Non potendo studiare non possono diventare delle dottoresse. Dunque non potranno essere curate.

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