Il diritto all’oblio della riforma Cartabia

Il 1 gennaio 2023 è entrata in vigore la riforma della giustizia nota come ” Cartabia”.
L’articolo 64 ter prevede “il diritto all’oblio degli imputati e delle persone sottoposte ad indagini”. Questo significa che “La persona nei cui confronti sono stati pronunciati una sentenza di proscioglimento o di non luogo a procedere ovvero un provvedimento di archiviazione può richiedere che sia preclusa l’indicizzazione o che sia disposta la deindicizzazione, sulla rete internet, dei dati personali riportati nella sentenza o nel provvedimento, ai sensi e nei limiti dell’articolo 17 del regolamento (UE) 2016/679 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 27 aprile 2016. Resta fermo quanto previsto dall’articolo 52 del decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196.”

Il comma 2 aggiunge: “Nel caso di richiesta volta a precludere l’indicizzazione, la cancelleria del giudice che ha emesso il provvedimento appone e sottoscrive la seguente annotazione, recante sempre l’indicazione degli estremi del presente articolo: “Ai sensi e nei limiti dell’articolo 17 del regolamento (UE) 2016/679 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 27 aprile 2016, è preclusa l’indicizzazione del presente provvedimento rispetto a ricerche condotte sulla rete internet a partire dal nominativo dell’istante.”

E ancora il comma 3:” Nel caso di richiesta volta ad ottenere la deindicizzazione, la cancelleria del giudice che ha emesso il provvedimento appone e sottoscrive la seguente annotazione, recante sempre l’indicazione degli estremi del presente articolo: «Il presente provvedimento costituisce titolo per ottenere, ai sensi e nei limiti dell’articolo 17 del regolamento (UE) 2016/679 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 27 aprile 2016, un provvedimento di sottrazione dell’indicizzazione, da parte dei motori di ricerca generalisti, di contenuti relativi al procedimento penale, rispetto a ricerche condotte a partire dal nominativo dell’istante”.

“Dal primo gennaio 2023 sarà vigente la mia proposta sull’oblio per gli assolti: i motori di ricerca dovranno dissociare i nomi degli assolti dalle notizie circolanti in rete sulle inchieste da cui sono risultati innocenti. Basta innocenti marchiati a vita da indagini finite nel nulla”. Ha commentato Enrico Costa, il primo firmatario dell’emendamento sul diritto all’oblio. 

Di visione opposta è invece il Movimento 5Stelle che, con un ordine del giorno, aveva chiesto di escludere il diritto all’oblio per i personaggi pubblici, ma l’esito è stato negativo. Per Valentina Dell’Orso del M5s questa norma oltre a proteggere i personaggi pubblici, ostacola anche la libertà di stampa.

Perplessità sono state avanzate anche dall’Ordine dei Giornalisti. A preoccupare non è tanto il concetto di diritto all’oblio, da anni recepito nel Testo unico deontologico dei giornalisti e già applicato dai motori di ricerca, quanto l’automatismo previsto dalla nuova normativa, che peraltro affida l’attestazione non al giudice che ha emesso la sentenza di assoluzione, ma alla cancelleria, come se una materia delicata come quella di trovare un equilibrio tra diritto alla riservatezza e diritto all’informazione potesse essere affrontato e risolto da un impiegato amministrativo apponendo un timbro prestampato.

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