Il 26 aprile 1986 avvenne l’esplosione del reattore nucleare di Chernobyl, nell’attuale Ucraina, provocando il rilascio nell’atmosfera di una grande quntità di sostanze radioattive. Si è trattato del più grave incidente della storia dell’energia nucleare e l’unico, insieme a quello di Fukushima del 2011, a essere classificato al settimo livello, il massimo, della scala di catastroficità INES.
Alla base di questo disastro ci sarebbe un mix letale di difetti di progettazione del reattore e errori umani.
Cosa successe?
Durante un test di sicurezza al reattore numero 4, il personale si rese responsabile di alcune manovre non previste dal protocollo e dalle norme di sicurezza, questo determinò un aumento repentino della potenza del nocciolo del reattore. Ne conseguì la fusione delle barre di combustibile e un aumento della pressione, tanto da determinare una potente esplosione e lo scopechiamento del reattore che rilasciò radiazioni nell’area.
Le vittime
Il numero riconosciuto di vittime dirette dell’incidente è di 65, alcuni dei quali sono morti nell’incendio e altri a causa delle radiazioni. Ma stimare le vittime colpite in modo indiretto è molto complicato, perchè le neoplasie indotte dalle radiazioni sorgono a distanza di anni.
Secondo i dati dell’UNSCEAR, il Comitato Scientifico delle Nazioni Unite sugli Effetti delle Radiazioni Atomiche, l’incidenza relativa del tumore tiroideo è aumentata di molto nella fascia di popolazione esposta allo Iodio 131 in giovane età. Nel 2008 si parlava di circa 6000 casi di neoplasie alla tiroide, ma a distanza di anni il numero dei casi è destinato ad aumentare.
Secondo lo studio Medico-demographic changes after Chornobyl Catastrophe in Health Effetcs of the Chornobyl accident – a quarter of Century Aftermath, in Ucraina l’aspettativa di vita è diminuita da 71 a 67 anni in meno di un ventennio e la mortalità infantile è aumentata, soprattutto nel primo anno di vita dei bambini.