Il futuro dell’ex Ilva resta appeso alla sentenza del Consiglio di Stato

Lunedì la Corte d’Assise di Taranto ha emesso la sentenza di condanna e confisca delle aziende Riva e degli impianti dell’area a caldo dell’ex Ilva.
Affinchè la sentenza sia esecutiva ed efficace, occorrerà attendere  il giudizio della Cassazione, anche se la linea giudiziaria, sostenuta da molteplici studi e dati, appare abbastanza chiara, almeno per quanto riguarda l’area a caldo.

Ma il destino dell’ex Ilva dipende anche dalla sentenza del Consiglio di Stato che dovrà confermare o meno quella del Tar di Lecce del 12 febbraio che, accogliendo l’0rdinanza del sindaco di Taranto, aveva disposto lo spegnimento degli impianti dell’area a caldo, entro 60 giorni, perchè altamente inquinante.

Nel caso il Consiglio di Stato dovesse confermare la sentenza del Tar di Lecce, lo Stato sarà costretto a ritirarsi dal nuovo accordo . Di conseguenza ci saranno ripercussioni sull’intero settore e sui lavoratori che da anni si trovano a scegliere ingiustamente tra lavoro e salute.

Il ministro della Transizione Ecologica, Roberto Cingolani, in un’intervista al Fatto Quotidiano ha dichiarato:” Le strade sono due: la prima è elettrificare il prima possibile. Mettiamo in sicurezza scorie e porcherie e questo è il primo livello, la direzione in tal senso nel Recovery l’ho già data. Questo però se governo e opinione pubblica sono d’accordo a proseguire nella direzione di salvaguardare dei posti di lavoro. Se però ci fosse per esempio il Ministero della Salute che bussa e mi dice “guarda che li la situazione è insostenibile” allora io ho finito il mio lavoro. Se bisogna chiudere, si chiude.”

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