Quando si parla di Afghanistan, donne e attivismo, viene in mente Rawa, la più antica organizzazione politico e sociale di donne afghane che lottano per la pace, la libertà, la democrazia e i diritti delle donne.
Il movimento nel tempo ha aperto scuole, orfanotrofi, ostelli e ha avviato programmi di alfabetizzazione per le donne nel Paese. Al fine di garantire la sicurezza delle donne e delle attiviste, l’associazione ha sempre operato in clandestinità. Le comunicazioni vengono firmate con pseudomini, e alle varie conferenze non si presentano mai come Rawa. Le loro attività non sono gradite a nessuno anche in questi venti anni di occupazione americana.
L’Associazione Rivoluzionaria delle Donne Afghane (Rawa)
Rawa fu fondata nel 1977 dall’attivista Meena Keshwar Kamal, uccisa nel 1987 a Quetta in Pakistan, da alcuni agenti afghani dell’allora KGB.
Con l’occupazione sovietica il movimento fu direttamente coinvolto nella guerra di resistenza. Per rispondere ai bisogni immediati delle donne e dei bambini, Rawa istituì scuole con ostelli e ospedali per donne e bambini. Condusse corsi di formazione e di alfabetizzazione professionale per le donne.
L’atteggiamento intransigente contro i nemici dell’Afghanistan costò molto caro al movimento. Rawa divenne mira anche dei fondamentalisti islamici e molte attiviste furono uccise negli anni successivi al ritiro sovietico.
La lotta politica del movimento andò avanti anche contro le politiche criminali e le atrocità dei talebani. Infatti, dovette soccorrere donne e bambini visibilmente traumatizzati, nonostante la mancanza di fondi.
Dopo l’invasione americana nel 2001, Rawa si oppose all’occupazione militare colpevole quanto i talebani di sostenere governi misogini e brutali.
Adesso il timore è che il mondo si dimentichi dell’Afghanistan e delle donne afghane. Ma come è stato detto in un’intervista tra Rawa e Sonali Kolhatkar, il movimento continuerà la resistenza e la lotta per la democrazia laica e i diritti delle donne.
APPROFONDISCI ANCHE: In Afghanistan le donne non hanno più diritti