Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza

Dopo l’approvazione del Cdm, il governo ha trasmesso il testo del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza al Parlamento.
Lunedì 26 aprile, il premier Mario Draghi, presenta il Piano alla Camera  e martedì alla Senato. Il 30 aprile sarà inviato a Bruxelles, alla Commissione Europea, dove inizierà una negoziazione sull’impostazione generale.
Il Pnrr si inserisce all’interno del programma Next Generation EU (NGEU), un pacchetto da 191, 5 miliardi, dei quali 68,9 miliardi sono a fondo perduto e 122,6 miliardi a prestiti.
A queste risorse si aggiungono ulteriori 30,6 miliardi di euro del Fondo complementare, finanziato attraverso lo scostamento pluriennale di bilancio approvato nel Consiglio dei ministri del 15 aprile.
Il totale degli investimenti è di 222,1 miliardi di euro.

Il Piano presenta un pacchetto corposo di riforme e investimenti orientati a migliorare l’equità, l’efficienza e la competitività del Paese. Le riforme toccano la pubblica amministrazione, la giustizia, la semplificazione normativa e la concorrenza.

I principali beneficiari sono le donne, i giovani e il Mezzogiorno. In merito al Sud il piano prevede l’impiego del 40% delle risorse del Pnrr a fronte del 34% previsto dalla legge per gli investimenti ordinari.  Ma anche qui non sono mancate critiche da parte dei Sindaci delle città del Sud.

Le riforme previste dal PNRR

La riforma della Pubblica Amministrazione affronta i problemi dell’assenza di ricambio generazionale, di scarso investimento sul capitale umano e di bassa digitalizzazione.
Il Piano prevede investimenti in una piattaforma unica di reclutamento, in corsi di formazione per il personale e nel rafforzamento e monitoraggio della capacità amministrativa.

La riforma della giustizia interviene sull’eccessiva durata dei processi e intende ridurre il forte peso degli arretrati giudiziari.
Il Piano prevede assunzioni mirate e temporanee per eliminare il carico di casi pendenti e rafforza l’Ufficio del Processo.
Sono previsti interventi di revisione del quadro normativo e procedurale, ad esempio un aumento del ricorso a procedure di mediazione e interventi di semplificazione sui diversi gradi del processo. Inoltre è prevista anche la riforma della giustizia tributaria, fondamentale per la fiducia degli operatori economici.

L’altro punto delle riforme messe a punto dal Governo e previste dal Piano riguarda la semplificazione e razionalizzazione delle norme sulle concessione di permessi e autorizzazioni, il codice degli appalti per garantire attuazione e massimo impatto agli investimenti.

Il Piano include anche riforme a tutela della concorrenza come strumento di coesione sociale e crescita economica. I tempi di queste riforme, che vanno dai servizi pubblici locali a energia elettrica e gas, sono stati pensati tenendo conto delle attuali condizioni dovute alla pandemia.

Le sei missioni del PNRR

Il Pnrr si articola in sei missioni:

  • digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura
  • rivoluzione verde – transizione ecologica
  • infrastrutture per una mobilità sostenibile
  • istruzione e ricerca
  • inclusione e coesione
  • salute

La prima missione è la “Digitale, innovazione, competitività e cultura”, il Piano stanzia complessivamente 49,2 miliardi – di cui 40,7 miliardi dal Dispositivo per la Ripresa e la Resilienza e 8,5 miliardi dal Fondo.
Gli obiettivi sono la trasformazione digitale del Paese, sostenere l’innovazione del sistema produttivo, e investire in due settori chiave per l’Italia come  turismo e cultura.
Gli investimenti previsti assicurano la fornitura di banda ultra-larga e connessioni veloci in tutto il Paese.
In particolare, portano la connettività a 1 Gbps in rete fissa a circa 8,5 milioni di famiglie e a 9.000 edifici scolastici che ancora ne sono privi, e assicurano connettività adeguata ai 12.000 punti di erogazione del Servizio Sanitario Nazionale.
Inoltre è previsto l’avviamento del Piano 5G al fine di potenziare la connettività mobile.
Il Piano prevede il rafforzamento delle infrastrutture digitali della Pa, facilitando, per esempio, la migrazione l cloud.
Per quanto concerne turismo e cultura, sono previsti investimento in digitalizzazione del patrimonio culturale, valorizzazione dei siti storici e il miglioramento delle strutture ricettive.

La seconda missione “Rivoluzione Verde e Transizione Ecologica”, con uno stanziamento di risorse complessive pari a  68,6 miliardi – di cui 59,3 miliardi dal Dispositivo per la Ripresa e la Resilienza e 9,3 miliardi dal Fondo. Gli obiettivi sono  migliorare la sostenibilità e la resilienza del sistema economico e assicurare una transizione ambientale equa e inclusiva.
Il Piano stanzia risorse per la gestione dei rifiuti e per l’economia circolare. Sono previsti investimenti  per  il rinnovo del trasporto pubblico locale, con l’acquisto di bus a bassa emissione, e per il rinnovo di parte della flotta di treni per il trasporto regionale con mezzi a propulsione alternativa.
Sono previsti  corposi incentivi fiscali per incrementare l’efficienza energetica di edifici privati e pubblici.  Per gli edifici privati si conferma il superbonus del 110%.  Si sostiene le fonti di energia rinnovabili, semplificando le varie procedure, e la filiera dell’idrogeno.
Il piano investe in infrastrutture idriche, con l’obiettivo di ridurre le perdite nelle reti per l’acqua potabile del 15 per cento, e nel dissesto idrogeologico.

La terza missione “Infrastrutture per una Mobilità Sostenibile”, stanzia complessivamente 31,4 miliardi – di cui 25,1 miliardi dal Dispositivo per la Ripresa e la Resilienza e 6,3 miliardi dal Fondo. Il suo obiettivo primario è lo sviluppo razionale di un’infrastruttura di trasporto moderna, sostenibile e estesa a tutte le aree del Paese.
Il Piano prevede un importante investimento nei trasporti ferroviari ad alta velocità. A regime, vengono consentiti significativi miglioramenti nei tempi di percorrenza, soprattutto nel centro-sud. Le risorse sono indirizzare a modernizzare e a potenziare le linee ferroviarie regionali, sul sistema portuale e nella digitalizzazione della catena logistica.

La quarta missione, “Istruzione e Ricerca”, stanzia complessivamente 31,9 miliardi di euro – di cui 30,9 miliardi dal Dispositivo per la Ripresa e la Resilienza e 1 miliardo dal Fondo. L’obiettivo è  rafforzare il sistema educativo, le competenze digitali e tecnico-scientifiche, la ricerca e il trasferimento tecnologico.
Il Piano investe negli asili nido, nelle scuole materne, nei servizi di educazione e cura per l’infanzia. Crea 152.000 posti per i bambini fino a 3 anni e 76.000 per i bambini tra i 3 e i 6 anni.
Sono previsti investimenti nel risanamento strutturale degli edifici scolastici, con l’obiettivo di ristrutturare una superficie complessiva di 2.400.000 metri quadri.
Inoltre, si prevede una riforma dell’orientamento, dei programmi di dottorato e dei corsi di laurea, ad esempio con l’aggiornamento della disciplina dei dottorati e un loro aumento di circa 3.000 unità.
Si riformano gli istituti tecnici e professionali in base alla domanda del mercato del lavoro. Per quanto riguarda le lauree abilitanti, la riforma prevede la semplificazione delle procedure per l’abilitazione alle professioni, rendendo l’esame di laurea coincidente con l’esame di stato, velocizzano i tempi per l’accesso nel mondo del lavoro.

La quinta missione Inclusione e Coesione”, stanzia complessivamente 22,4 miliardi – di cui 19,8 miliardi dal Dispositivo per la Ripresa e la Resilienza e 2,6 miliardi dal Fondo. L’obiettivo è facilitare la partecipazione al mercato del lavoro, anche attraverso la formazione, rafforzare le politiche attive del lavoro e favorire l’inclusione sociale. Gli investimenti sono diretti allo sviluppo e al potenziamento dei centri per l’impiego e nell’imprenditoria femminile attraverso un apposito fondo. Si rafforzano i servizi sociali e gli interventi per le vulnerabilità, e il servizio civile universale. E’ previsto anche  un rafforzamento delle zone economiche speciali, ovvero le regioni localizzate nel Mezzogiorno dotate di una legislazione economica di vantaggio.

La sesta missione, “Salute”, stanzia complessivamente 18,5 miliardi, di cui 15,6 miliardi dal Dispositivo per la Ripresa e la Resilienza e 2,9 miliardi dal Fondo. Gli investimenti sono volti a rafforzare la prevenzione, i servizi sanitari territoriali, e garantire un accesso equo alle cure. Si investe nella medicina di prossimità territoriale, per l’assistenza domiciliare, nella telemedicina e nell’aggiornamento  del parco tecnologico e delle attrezzatture per diagnosi e cura, con l’acquisto di 3.133 nuove grandi attrezzature, e nelle infrastrutture ospedaliere, ad esempio con interventi di adeguamento antisismico.

Le risorse per il Mezzogiorno

Il PNRR si pone l’obiettivo di ridurre il divario tra il Mezzogiorno e il resto del Paese. Il Piano destina  82 miliardi al Mezzogiorno su 206 miliardi ripartibili secondo il criterio del territorio, per una quota dunque del 40 per cento. In particolare, gli investimenti nelle infrastrutture e nella mobilità sostenibile al sud sono pari 14,5 miliardi, il 53 per cento del totale, e intervengono sull’alta velocità, sul sistema portuale e sulla viabilità nell’Italia interna.
Sono stanziati 8,8 miliardi per interventi di inclusione e coesione al sud, pari al 39 per cento del totale, e 14,6 miliardi per misure nell’istruzione e la ricerca, pari al 46 per cento.
Questi includono la creazione di nuovi asili, un incremento delle infrastrutture sociali, e politiche per il lavoro.

Le risorse per i giovani e le donne

Il Piano destina risorse per l’istruzione, la ricerca, il servizio civile universale e il cambio generazionale nella Pa.

Per quanto riguarda le donne, il Piano prevede misure di sostegno all’imprenditoria femminile e investimenti nelle competenze tecnico-scientifiche delle studentesse.
Inoltre, l’ampliamento dell’offerta di asili, il potenziamento della scuola per l’infanzia e il miglioramento dell’assistenza ad anziani e disabili aiuteranno indirettamente le donne, che spesso devono sostenere la maggior parte del carico assistenziale delle famiglie.
Per perseguire le finalità relative alle pari opportunità – generazionali e di genere – il Governo intende inserire per le imprese che parteciperanno ai progetti finanziati dal NGEU previsioni dirette a condizionare l’esecuzione dei progetti all’assunzione di giovani e donne.
I criteri sono definiti tenendo conto dell’oggetto del contratto; della tipologia e della natura del singolo progetto.

La governance

Il Piano prevede la responsabilità dei singoli ministri competenti e delle amministrazioni pubbliche, per la realizzazione degli investimenti e delle riforme entro i tempi concordati, e per la gestione regolare, corretta ed efficace delle risorse. Il Ministero dell’economia e delle finanze monitora e controlla il progresso nell’attuazione di riforme e investimenti e funge da unico punto di contatto con la Commissione Europea.

L’impatto sulla crescita economica del PNRR

Il Governo prevede che nel 2026 il Pil sarà di 3,6 punti percentuali più alto rispetto allo scenario di base. Nell’ultimo triennio dell’orizzonte temporale (2024-2026), l’occupazione sarà più alta di 3,2 punti percentuali.
L’impatto complessivo del PNRR sul Pil nazionale fino al 2026 è stimato in circa 16 punti percentuali. Per il sud, l’impatto previsto è di circa 24 punti percentuali.

Le critiche

La prima critica avanzata dalla leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, ma anche da diversi osservatori è che il Parlamento è stato esautorato da una discussione pubblica. Infatti il Piano è stato inviato al Parlamento solo poche ore prima di inviarlo a Bruxelles, alla Commissione Europea.

L’altra critica  è la ripartizione iniqua per le risorse del Sud. I sindaci del Sud contestano la scelta del governo di destinare il 40% delle risorse del PNRR al Mezzogiorno, anziché il 70% che gli spetta dei 209 miliardi del Recovery, secondo i criteri stabiliti dall’Unione Europea. Domenica 25 aprile, circa 500 sindaci e diversi intellettuali sono scesi in piazza a Napoli per chiedere la modifica del Piano.

Oggi è nata a Napoli una nuova comunità.
Quella dei Sindaci del Sud che hanno deciso di alzare la testa e di…

Pubblicato da Recovery Sud su Domenica 25 aprile 2021

 

Per l’ecologista Angelo Bonelli, il PNRR tradisce le promesse del premier di fare del recovery plan una rivoluzione verde.
Nella breve analisi, Bonelli riscontra fondi insufficienti per il trasporto pubblico, per l’energie rinnovabili e per la mobilità elettrica. Sono totalmente inesistenti i fondi per le bonifiche dei siti inquinanti. Manca anche una legge sul consumo di suolo e su stop delle immatricolazioni auto diesel e benzina come già deciso da paesi europei come Francia, Norvegia, Gran Bretagna.

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