A dicembre la Bce ha annunciato una seconda linea di intervento: a partire da marzo 2023, il portafoglio del Programma di acquisto di attività (PAA) sarà ridotto a un ritmo misurato e prevedibile, in quanto l’Eurosistema reinvestirà solo in parte il capitale rimborsato sui titoli in scadenza. In altre parole, la Bce non rinnoverà l’investimento in titoli di stato al momento della scadenza. Il ritmo di tale riduzione sarà pari in media a 15 miliardi di euro al mese sino alla fine del secondo trimestre del 2023 e verrà poi determinato nel corso del tempo.
Il Quantitative easing
A seguito della crisi finanziaria mondiale del 2008 e dei cambiamenti del funzionamento dell’economia, le principali banche centrali come la Federal Reserve americana e la Bce in Europa hanno adottato una politica monetaria espansiva, con l’obiettivo di mantenere l’inflazione nel target stabilito del 2% facendo leva soprattutto sui tassi d’interesse.
Al fine di stimolare l’economia, far circolare il denaro e spingere le banche a concedere più prestiti la Bce e la Fed hanno prima abbassato i tassi d’interesse portandoli al minimo storico, addirittura sotto lo zero. Poi, hanno iniettato liquidità nel sistema finanziario attraverso una misura che si chiama Quantitative Easing (“alleggerimento quantitativo”- QE)
Fino a oggi la Bce ha acquistato i titoli, per un ammontare totale di circa 3,3 trilioni di euro, per la maggior parte di titoli di stato.
Come funziona
Banca Centrale crea nuovo denaro che viene utilizzato dalla stessa Banca Centrale per acquistare titoli. In questo modo il prezzo dei titoli sale e il rendimento scende. L’acquisto comporta nuova liquidità alle banche e abbassa i tassi di interessi: riducendo i tassi, la Banca Centrale cerca di stimolare gli investimenti e la ripresa.
Il Quantitative Tightening
Oggi invece le condizioni sono cambiate. Per fermare un’inflazione in forte crescita, la Bce deve dunque stemperare i consumi, alzando i tassi di interesse e riducendo anche la moneta in circolazione attraverso una misura il quantitative tightening.
Questa politica monetaria restrittiva, oltre a ridurre la quantità di liquidità sul mercato, dovrebbe far scendere i prezzi dei titoli obbligazionari (e di conseguenza far innalzare i loro rendimenti) non essendoci più sul mercato un grande compratore come la Bce. Tale cambiamento naturalmente ha conseguenze anche per gli Stati sovrani poiché essi potrebbero dover finanziare il proprio debito ad un prezzo più alto. Il rischio è anche un periodo di volatilità molto elevata sui mercati obbligazionari e di un rialzo accelerato degli spread.
Come funziona
Quantitative Tightening agisce come un rialzo dei tassi rendendo più oneroso il ricorso ai finanziamenti, frenando la domanda e, di conseguenza, l’inflazione.
Il Quantitative Tightening ha due effetti: l’aumento dei tassi d’interessi dovrebbe frenare l’inflazione, dall’altra aumenta il costo di servizio del debito, con conseguenze particolarmente difficili per paesi ad alto debito, come l’Italia.
Il caso Italia
Secondo gli economisti europei sondati dal Financial Times, l’Italia è il Paese dell’area euro più suscettibile a una crisi del debito. L’Italia ha un debito pubblico al di sopra del 145% del Pil, uno dei più alti in Europa, di conseguenza l’aumento dei costi di finanziamento, con l’aumento dei tassi, la pone a rischio.
I timori degli economisti sono confermati anche dalla preoccupazione che la premier Meloni aveva mostrato durante la conferenza stampa di fine anno: “La Bce ha un autonomia che rispettiamo, ma per come la vedo io nella situazione attuale sarebbe meglio evitare scelte peggiorative e soprattutto sarebbe utile gestire bene la comunicazione sulle scelte che si fanno.” +
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Fonti
https://www.ecb.europa.eu/
www.bancagenerali.com
lavoce.info
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