Il rapporto Amnesty, la situazione dei diritti umani nel mondo e in Italia

Amnesty International ha presentato a Johannesburg, in Sudafrica, il Rapporto 2021-2022 sulla situazione dei diritti umani nel mondo. Il rapporto di Amnesty denuncia gli Stati ad alto reddito, per aver ulteriormente acuito la disuguaglianza globale. Le tante promesse dei grandi non sono state mantenute, lasciando milioni di persone abbandonate a se stesse. 

Vaccini e disinformazione

Il rapido sviluppo dei vaccini contro il Covid-19, era la perfetta soluzione scientifica e aveva alimentato tanta speranza per la fine della pandemia. Nonostante siano state prodotte quanti sufficienti di vaccino, il 2021 si è concluso con meno del 4% della popolazione a basso reddito vaccinata.

UE, Stati Uniti e Regno Unito hanno fatto scorte di vaccini oltre il necessario, chiudendo gli occhi sui Big Pharma che antepongono i loro profitti alla salute delle persone. Nel 2021 Pfizer- Biontech e Moderna hanno stimato profitti fino a 54 miliardi di dollari, mentre fornivano meno del due per cento della loro produzione agli stati a basso reddito.

BigPharma non è stato l’unico gigante aziendale a indebolire, a scopo di profitto, la ripresa dalla pandemia. Le aziende proprietarie delle piattaforme come Facebook, Instagram e Twitter, sono state terreno fertile (e continuano tutt’oggi) per la disinformazione, favorendo lo scetticismo sui vaccini.

Il continente africano ha pagato il prezzo più alto

L’Africa presenta il tasso di vaccinazione più basso al mondo, a causa delle insufficienti forniture provenienti dallo strumento di facilitazione Covax, dal Fondo di acquisizione dei vaccini per l’Africa e dalle donazioni bilaterali. Le campagne vaccinali hanno vacillato o sono proprio fallite in stati dai sistemi sanitari già inadeguati.

In Sudafrica, secondo dati del maggio 2021, circa 750.000 bambine e bambini avevano abbandonato l’istruzione, un numero tre volte superiore al periodo pre-pandemico. In Vietnam, le lavoratrici migranti hanno lamentato insufficienza alimentare e impossibilità di accedere ad altri servizi fondamentali. 

I conflitti 

Nel 2021 sono scoppiati o sono andati avanti le guerre in Afghanistan, Israele/ territori palestinesi, Libia, Myanmar e Yemen. Tutti gli attori sul terreno hanno violato il diritto internazionale umanitario e il diritto internazionale dei diritti umani. Le popolazioni civili sono state rese danni collaterali, milioni di persone sono sfollate, migliaia sono state uccise, centinaia sono state sottoposte a violenza sessuale e sistemi economici e sanitari già fragili sono collassati.

 L’inefficacia della risposta internazionale a queste crisi è stata resa ancora più evidente dalla paralisi del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, che non ha agito sulle atrocità in Myanmar, sulle violazioni dei diritti umani in Afghanistan e sui crimini di guerra in Siria.

La mancanza d’azione, la costante paralisi degli organismi multilaterali e la mancata assunzione di responsabilità delle potenze hanno contribuito a spalancare la porta all’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, che ha violato nel modo più evidente il diritto internazionale.

Il dissenso stroncato

Nel 2021, in almeno 64 Stati sono state introdotte nuove leggi per limitare la libertà di espressione, associazioni e di manifestazione. In almeno 36 Stati americani hanno approvato 80 provvedimenti per restringere la libertà di manifestazione. 

È aumentato anche il ricorso a forme nascoste di sorveglianza digitale. In Russia il governo si è basato sul riconoscimento facciale per eseguire arresti di massa di manifestanti pacifici. In Cina le autorità hanno ordinato ai fornitori di servizi Internet di non consentire l’accesso a portali “che mettono in pericolo la sicurezza nazionale” e hanno bloccato applicazioni in cui si discuteva di temi sensibili come lo Xinjiang e Hong Kong. Le autorità di Cuba, Eswatini, Iran, Myanmar, Niger, Senegal, Sudan e Sud Sudan hanno bloccato o limitato Internet per impedire la condivisione di informazioni e l’organizzazione di proteste.

Lo situazione dei diritti umani in Italia

Nel 2021 il parlamento italiano non è riuscito a estendere la protezione contro i crimini d’odio alle persone aggredite a causa del genere, dell’identità di genere o dell’orientamento sessuale (legge Zan).
La violenza contro le donne è persistita e gli ostacoli all’accesso all’aborto non sono stati affrontati.
I migranti con status irregolare sono rimasti esposti a sfruttamento e abusi. La cooperazione con la Libia in materia di migrazione è proseguita, nonostante le violazioni. Le autorità italiane hanno continuato a criminalizzare le azioni di solidarietà verso rifugiati e migranti alle frontiere (caso di Mimmo Lucano).
La tortura e i maltrattamenti in carcere sono fonte di ulteriore preoccupazione. A settembre, i pubblici ministeri hanno formulato accuse di tortura e altri maltrattamenti contro 120 guardie carcerarie e alti funzionari dell’amministrazione penitenziaria, a causa di pestaggio di gruppo. avvenuto nel carcere di Santa Maria Capuavetere.

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