Il signor Romano, 82 anni, di origini toscane e residente a Peschiera Borromeo, era affetto da Parkinson dal 2020 e non era tenuto in vita da trattamenti di sostegno vitale, pertanto è stata esclusa la possibilità di accedere al suicidio assistito in Italia poiché privo di uno dei requisiti della sentenza Cappato della Consulta.
Costretto a letto dalla malattia, tra forti dolori muscolari, in una condizione irreversibile che gli impediva di leggere, scrivere e fare qualsiasi cosa in autonomia. Dopo aver maturato la scelta di voler porre fine alle sue sofferenze ed essersi reso conto dell’impossibilità di procedere in Italia, ha chiesto aiuto a Marco Cappato per raggiungere la Svizzera ed evitare conseguenze legali per i suoi familiari.
Sabato la figlia Francesca in un video messaggio dalla Svizzera ha dato la notizia della morte del papà.
“Mio papà ha appena confermato la scelta di morire. Io sono arrivata dalla California per essere qui con lui in questi giorni. In California, la scelta che ha fatto mio papà è legale e, nel caso di una malattia come la sua, avrebbe potuto scegliere di morire in casa, circondato dai suoi cari e dalla sua famiglia. Noi abbiamo dovuto fare questo viaggio per venire in Svizzera perché lui potesse fare questa scelta e io spero che in Italia, presto, sia possibile per le persone poter fare questa scelta a casa propria e morire a casa propria, circondate dalle persone care”, le parole della figlia Francesca.
Per Marco Cappato si tratta di una nuova disobbedienza civile, dopo quella di agosto, dal momento che Romano non è “tenuto in vita da trattamenti di sostegno vitale”, quindi, come la 69enne veneta Elena Altamira, non rientra nei casi previsti dalla sentenza 242/2019 della Corte costituzionale sul caso Cappato\Dj Fabo per l’accesso al suicidio assistito in Italia.
Marco cappato si è autodenunciato e rischia dunque fino a 12 anni di carcere per l’accusa di aiuto al suicidio.