In Italia è sempre più difficile trovare delle spiagge libere

E’ estate ed è tempo di mare, ma in Italia è sempre più difficile trovare delle spiagge libere. I motivi sono: la crescita in questi anni delle concessioni balneari che toccano quota 12.166, l’aumento dell’erosione costiera che riguarda circa il 46% delle coste sabbiose, con i tratti di litorale soggetti ad erosione triplicati dal 1970, e il problema dell’inquinamento delle acque che riguarda il 7,2% della costa sabbiosa interdetto alla balneazione.

A fotografare la situazione  è il nuovo rapporto di LegambienteSpiagge 2022” che pone l’accento sulla scarsa trasparenza sulle concessioni balneari, i canoni per buona parte ancora irrisori, la non completezza dei dati sulle aree demaniali e l’assenza di un regolare e affidabile censimento delle concessioni balneari.

Aumenta l’erosione delle spiagge italiane 

Le aree costiere sono dei territori e degli ecosistemi in maggiore trasformazione in Italia. Dal 1970 i tratti di litorale soggetti a erosione sono triplicati e oggi ne soffre il 46% delle coste sabbiose, con picchi del 60% e oltre in Abruzzo, Sicilia e Calabria.

Inoltre, lungo le aree costiere si verifica un’intensificazione di fenomeni meteorologici estremi, quali mareggiate e trombe d’aria, queste ultime passate da 11 nel 2012 a 46 nel 2021, tra quelle con impatti rilevanti, con una punta di 80 nel 2020.

Lo scenario che si prospetta è molto preoccupante.  Il fenomeno è aggravato dall’intervento antropico lungo la costa. I dati pubblicati a fine maggio 2022 da Ispra sullo stato delle coste italiane, confermano una tendenza drammatica sul consumo di suolo costiero. Negli ultimi 20 anni, infatti, sono andati persi 5 km di costa naturale all’anno a causa della costruzione di nuove strutture artificiali, per un totale quindi di 100 km.

La crescita delle concessioni balneari 

Il secondo cambiamento è la crescita delle concessioni balneari lungo le spiagge italiane. Negli ultimi anni la crescita dei nuovi stabilimenti è continuata a ritmi tali che in molti Comuni è oramai impossibile trovare uno spazio dove poter liberamente e gratuitamente.

Secondo i dati del monitoraggio del Sistema informativo demanio marittimo (S.I.D.), effettuato a maggio 2021, le concessioni balneari sono 12.166. Erano 10.812 nel  2018 con un aumento del 12,5% in 3 anni. Sono invece 1.838 quelle per campeggi, circoli sportivi e complessi turistici, anch’esse in aumento rispetto alle 1.231 del 2018. Le restanti concessioni sono distribuite su vari utilizzi, da pesca e acquacoltura a diporto, produttivo. Ma i dati risultano ancora incompleti, quindi bisognerà attendere i risultati della mappatura, tramite un’apposita commissione, prevista dalla “Legge annuale per il mercato e la concorrenza 2021”.

Complessivamente si può stimare che solo metà delle spiagge del Paese sia liberamente accessibile e fruibile alla balneazione, anche per via dei tratti di mare inquinati.

La qualità del mare 

Il 7,2% dei tratti di coste sabbiose in Italia è di fatto interdetto alla balneazione per ragioni di inquinamento, in linea con lo 7,7% dello scorso anno. Il numero delle aree interdette è rilevante perchè vi sono aree vietate alla balneazione per inquinamento (perchè sono stati effettuati campionamenti che hanno dato esiti in tal senso), ma
anche aree di fatto “abbandonate”, ossia non campionate, ma comunque non balneabili per motivi che non sono espliciti.

A fronte di una situazione in cui le spiagge liberamente fruibili sono sempre meno, di scarsa qualità e difficilmente raggiungibili, si moltiplicano ormai ogni anno le proteste di comitati di cittadini e bagnanti che vorrebbero usufruire della bellezza naturale delle coste italiane.

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