Secondo i dati Istat l’inflazione a gennaio registra una forte impennata, raggiunge il livello del 4,8% che non si registrava dal 1996. L’aumento congiunturale dell’indice generale è dovuto, per lo più, ai prezzi dei beni energetici regolamentati (+42,9%) e in misura minore a quelli degli energetici non regolamentati (+3,2%), dei Beni alimentari non lavorati (+2,1%), degli Alimentari lavorati (+1,4%), dei Beni durevoli (+1,0%) e dei Servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (+0,9%). Solo i servizi relativi ai trasporti diminuiscono (-1,6%), a causa per lo più di fattori stagionali.
Secondo i tecnici dell’istituto questa forte accelerazione dell’inflazione desta preoccupazioni non solo per le conseguenze economiche, ma anche sociali. Infatti, la conferma di un trend dell’inflazione di questa ampiezza, rischia di diventare elemento patologico e non più sano, tale da avere delle conseguenze sul Pil. Inoltre, l’inflazione di questa portata potrebbe avere delle ripercussioni sui risparmi degli italiani.
L’inflazione sana e malata
L’inflazione è positiva quando il suo livello è contenuto, poichè sta a indicare che l’economia di un paese cresce in modo equilibrato. La BCE propone di mantenere l’inflazione al 2%-3% .
Diventa negativa quando raggiunge dei livelli alti tanto da determinare la perdita del valore del denaro, impoverendo la popolazione.