Vorrei che mi parliate di Ultima Generazione (chi siete, perchè è nato il movimento, qual è la vostra causa, cosa chiedete al governo…)
Ultima Generazione è un movimento che ha preso ufficialmente forma a novembre 2021 in risposta ad un’esigenza condivisa di farsi ascoltare da un governo sordo alle petizioni, alle marce e alle azioni di milioni di persone preoccupate. Si fonda sul fare azioni di disobbedienza civile per interrompere la farsa della nostra sicura quotidianità, in maniera strategicamente non violenta, per portare al governo richieste semplici e concrete. Attualmente si sta portando avanti, supportati dagli altri principali movimenti per l’ambiente italiani, la campagna “Non paghiamo il fossile!”. L’Italia nel solo 2021 ha stanziato 41,8 miliardi di euro per le fonti fossili, e il dato è in continua crescita, portandoci ad essere il sesto investitore a livello mondiale per gas e petrolio. Nel momento in cui scienziati, segretari dell’Onu, Unione Europea e buonsenso dicono tutti la stessa cosa, ovvero di arrivare ad azzerare il più in fretta possibile le emissioni di CO2, un governo che va nella direzione opposta è complice è criminale.
Leggo sul sito che fate parte della rete internazionale A22 Network, cosa potete dirci in merito?
La rete A22 è un gruppo di progetti sparsi per il globo -attualmente ne fanno parte 10 stati- interconnessi e legati dallo stesso obiettivo, stessi metodi e stessa visione del mondo. Ogni movimento ha una richiesta specifica per il proprio governo, coerente con ciò che è più urgente e che più può portare benefici concreti nel breve e lungo termine in quel determinato contesto: in Italia si chiede lo stop ai sussidi per i combustibili fossili, i francesi vogliono un piano di risanamento termico degli edifici e in Australia si manifesta per contrastare gli incendi devastanti a cui è sottoposta sempre più di frequente.
Persone di tutte le età e diverse etnie collaborano scambiandosi consigli, tecniche e supporto. Non è nient’altro che “l’azione globale congiunta” che l’IPCC indica come unica soluzione adeguata all’emergenza climatica in cui ci troviamo.
Tra le tante modalità di azione, perchè avete scelto i blocchi stradali e l’imbrattamento per fare disobbedienza?
E’ molto semplice, perché le tante altre modalità d’azione sono già state provate tutte, inutilmente, negli ultimi 30 anni. Fare raccolte firme, scioperi e dare volantini sono sicuramente metodi più educati e carini, informano e non disturbano… e proprio per questo non bastano più.
Chiunque ha i mezzi per informarsi sulla situazione disastrosa in cui ci stiamo catapultando, ciò che manca è la volontà di aprire gli occhi su questo genocidio preannunciato. Serve uno scossone che faccia fermare, mettere in dubbio la quotidianità e dare una svegliata sulle proprie priorità: è più preoccupante ritardare a lavoro oggi o trovarsi con l’acqua razionata quest’estate (e non tra 10 anni!)?
Bloccando la strada per mezz’ora o lanciando vernice lavabile o incollandoci a opere d’arte coperte da vetri protettivi vogliamo che le persone si chiedano perché cittadini comuni arrivino a tanto, a rischiare processi, multe e ripercussioni fisiche. Vogliamo che si parli finalmente dell’emergenza climatica che già si abbatte in Italia sotto molte forme, che le si dedichi il giusto spazio sui media. L’obiettivo è attirare l’attenzione e scuotere, e continueremo a farlo con questi metodi e sperimentandone di nuovi, sempre rispettando l’assunto della non violenza e prendendo tutte le precauzioni possibili per evitare danni collaterali.
Ho avuto modo di ascoltare alcune persone che non condividono le vostre azioni di disobbedienza, come l’imbrattamento dei beni storici. Loro dicono che non è il modo giusto di affrontare il problema, voi cosa rispondete?
I movimenti della rete A22 utilizzano la disobbedienza civile nonviolenta per motivi strategici, modalità scelta dopo aver studiato i più importanti esempi storici e le più aggiornate teorie sociali. In particolare, il metodo dell’imbrattamento è frutto di attente valutazioni, anche con esperti del settore, proprio per sfruttare la natura stessa dell’arte, ovvero l’essere strumento di risonanza e vettore di un messaggio. Dopo l’azione a “Il Dito” di Cattelan, a Milano, l’autore stesso ha approvato il nuovo colore e significato dati alla sua opera!
È comprensibile che alcune persone rimangano spiazzate e offese da questo tipo di azioni, ma gli attivisti di Ultima Generazione non sono vandali, come invece tanto piace definirli al nostro governo. L’imbrattamento non è fine a sé stesso, l’obiettivo non è deturpare il nostro patrimonio storico, e se ne farebbe volentieri a meno, se solo chi ci governa si assumesse le proprie responsabilità autonomamente. Finché ciò non avverrà, useremo la vernice arancione e qualsiasi altro mezzo per amplificare la nostra voce e chiedere reali soluzioni a quello che non è un “problema”, ma la sfida più grande e più complessa che l’umanità abbia mai dovuto affrontare.
Come considerate gli ultimi fatti che vi riguardano quali il disegno di legge che inasprisce le pene per chi imbratta e i 12 attivisti di Padova indagati di associazione per delinquere?
Le persone che scelgono di mettere il proprio corpo e la propria fedina penale a servizio della causa lo fanno consapevolmente, in modo informato, a faccia scoperta e rinnovano la propria decisione azione dopo azione. Si prendono la piena responsabilità dei propri atti e accettano le conseguenze penali e legali che questi comportano. Non saranno sicuramente gli inasprimenti delle pene o la creazione di nuove leggi ad hoc ad interrompere la disobbedienza civile.
La consapevolezza, però, non implica anche l’accettazione a testa bassa di questa nuova ondata repressiva, decisamente esagerata rispetto alla reale gravità delle azioni. Lo scopo del disegno di legge Lisei e dell’accusa di associazione a delinquere è chiaro: spaventare. Sempre più persone si stanno unendo alla causa e prendono una posizione contro le decisioni suicide del nostro attuale governo, che in tutta risposta sceglie di mettere a tacere il dissenso con la forza invece di ascoltarlo, come ci si aspetterebbe in uno stato democratico. Se non altro, l’inasprimento della risposta mostra chiaramente che si sta andando nella direzione prevista: la disobbedienza civile funziona per portare l’attenzione su temi scomodi e si sta infastidendo a dovere lo status quo.
Alle domande ha risposto Silvia, attivista e portavoce di Ultima Generazione.
Immagine di copertina: Ultima Generazione – account Twitter