Sette anni fa, esattamente il 3 agosto del 2014, ebbe inizio il genocidio dei Yazidi (minoranza religiosa di lingua curda). Nel 2015 il Consiglio delle Nazioni Unite per i diritti umani ha riconosciuto i crimini contro l’umanità perpetrati dall’Isis nei confronti della minoranza Yazida.
I villaggi yazidi furono assediati dai miliziani Isis.
Gli uomini e i ragazzi che si opponevano alla conversione all’islam, vennero giustiziati sommariamente sul posto, rei di professare una religione non conforme ai dettami del califfato.
Le donne e le bambine furono rapite, ridotte in schiavitù e vendute ai membri dello stato islamico.
L’Isis agì brutalmente anche sui bambini piccoli con una rieducazione coatta con lo scopo di cancellare la loro identità, il loro nome e la loro lingua, riducendoli alla fame.
La drammatica situazione dei bambini e delle bambine yazidi
Amnesty International ha denunciato la drammatica situazione di circa 2000 minori yazidi con problemi mentali e fisici senza precedenti. Molti sopravvissuti hanno ferite, malattie e menomazioni fisiche. In termini di salute mentale, soffrono di depressione, ansia e stress post traumatico. I sintomi e comportamenti variano dalle condotte aggressive, flashback, incubi, e sociopatia. Molte bambine, oggi donne, presentano problemi ad avere figli e a portare avanti le gravidanze.
Ad oggi ci sono ancora 2.871 persone da cercare. A distanza di sette anni del genocidio, ci sono stati solo 4 condanne. Lo scorso 22 luglio ad Amburgo, Omaima A., affiliata al Daesh è stata condannata a quattro anni per favoreggiamento di crimini contro l’umanità nei confronti di due donne yazide. Ma la comunità chiede ancora giustizia.
Immagine di copertina: www.amnesty.it
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