Le alluvioni in Emilia Romagna e nella Marche ci ricordano per l’ennesima volta che l’Italia è un paese molto fragile, ad alto rischio di dissesto idrogeologico.
Drammatica alluvione a Faenza. Il drone in volo a bassa quota lungo le strade del centro: corso Aurelio Saffi è inondato #maltempo #alluvione #Faenza #localteam pic.twitter.com/ImJaRsbA2A
— Local Team (@localteamtv) May 17, 2023
Secondo l’Ispra il 94% dei comuni italiani è a rischio frane, alluvioni ed erosione concreta. Oltre 8 milioni di persone abitano nelle aree ad alta pericolosità.
Nel 2021, oltre 540 mila famiglie e 1.300.000 abitanti vivono in zone a rischio frane (13% giovani con età >15 anni, 64% adulti tra 15 e 64 anni e 23% anziani con età > 64 anni), mentre sono circa 3 milioni di famiglie e quasi 7 milioni gli abitanti residenti in aree a rischio alluvione. Le regioni con i valori più elevati di popolazione che vive nelle aree a rischio frane e alluvioni sono Emilia-Romagna (quasi 3 milioni di abitanti a rischio), Toscana (oltre 1 milione), Campania (oltre 580 mila), Veneto (quasi 575 mila), Lombardia (oltre 475mila), e Liguria (oltre 366 mila).
L’Italia è uno dei principali paesi ad essere più colpiti dagli eventi climatici estremi, essendo nel cosiddetto “hot spot mediterraneo”, un’area identificata come particolarmente vulnerabile ai cambiamenti climatici. Nel 2022 c’è stato un aumento del 55% degli eventi estremi rispetto al 2021, causando danni e vittime.
C’è il problema del consumo di suolo. Il Rapporto ISPRA 2022 sottolinea come in Italia continuiamo a perdere 2 metri quadri di suolo al secondo. Ad oggi 21.500 km quadrati di suolo italiano sono cementificati e solo gli edifici occupano 5.400 km quadrati, una superficie pari alla Liguria.
I valori percentuali più elevati del suolo consumato sono in Lombardia (12,12%), Veneto (11,90%) e Campania.
Gli incrementi maggiori, indicati dal consumo di suolo netto in ettari dell’ultimo anno, sono avvenuti nelle regioni Lombardia, con 883 ettari in più, Veneto (+684 ettari), Emilia Romagna (+658), Piemonte (+630) e Puglia (+499). Valle d’Aosta, Liguria, Trentino-Alto Adige, Friuli-Venezia Giulia, Molise, Basilicata e Calabria sono le regioni che, quest’anno, hanno avuto incrementi inferiori ai 100 ettari.
L’Italia è uno dei pochi Paesi europei a non aver ancora approvato un Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici (PNACC). Il ritardo è molto preoccupante, visto le notevoli criticità. I vari step sono ancora lunghi e si spera che il piano, considerato già vecchio, possa essere approvato almeno entro l’anno.
Foto: Faenza –
Fonte: Alessandro Luparello