Dopo oltre 11 settimane di proteste, il primo ministro Benjamin Netanyahu ha annunciato il rinvio della controversa riforma giudiziaria. Inoltre, ha aggiunto di non essere disposto a tollerare che “una minoranza di estremisti voglia fare a pezzi il paese e portarlo alla guerra civile”.
Non sono mancate le crepe all’interno del governo, poichè Itamar Ben Gvi, leader del partito di estrema destra, era contrario alla sospensione della riforma giudiziaria. Tuttavia Netanyahu ha assicurato che la riforma si farà entro l’estate e sarà istituita anche una Guardia nazionale.
“La riforma passerà”, ha twittato Ben-Gvir. “Sarà istituita la Guardia Nazionale. Il budget che ho richiesto per il Ministero della Sicurezza Nazionale sarà interamente approvato”.
I punti principali della controversa riforma
La riforma del governo di estrema destra limita notevolmente i poteri della Corte suprema, per affidarli al governo.
La prima modifica consente alla Knesset, il Parlamento israeliano, di ribaltare le decisioni della Corte Suprema con una maggioranza semplice di 61 voti su 21 seggi.
La seconda proposta lascia alla Corte suprema il solo compito di esaminare esclusivamente se una legge è aderente o meno ai princìpi espressi dalle Leggi fondamentali. Questo punto mette a rischio la possibilità per la Corte suprema di annullare qualsiasi legge o provvedimento legislativo non conforme alle Leggi fondamentali e al criterio di ragionevolezza.
La terza riguarda l’attribuzione di maggiori poteri al governo circa la modalità di selezione dei giudici. Il governo vuole portare a 8 i membri di nomina politica e a 11 i giudici nominati da una commissione.