Josi e Loni sono i nomi di un ragazzo che è morto e di un bambino nato. Entrambi sono saliti su una nave italiana che li ha deportati nei lager libici.
Josi è stato chiuso in un lager di Al Serraj dove già era in atto un’epidemia di TBC, l’ha presa, ed è morto per terra, dopo una lunga agonia, senza alcuna assistenza medica.
Loni era ancora nella pancia della mamma, riportata in Libia. Loni è nato un mese dopo, sul pavimento di un lager.
Nel 2019 è nato Josi e Loni Project, un collettivo che un unico obiettivo: bloccare i respingimenti in Libia, facendo causa a chi respinge e aiutando legalmente le persone respinte.
Il caso Asso Ventinove
Tutto nasce con il caso Asso Ventinove, un respingimento collettivo segreto diretto dalla Marina militare italiana ed eseguito da una nave cargo battente bandiera italiana. Dopo aver scoperto il caso, il JLProject ha effettuato tutte le indagini forensi e ritrovato 85 vittime. Il collettivo si è affidato alle avvocate dell’Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione (ASGI), che hanno portato il caso in tribunale (la sentenza è in arrivo) e sono riuscite a far evacuare dalla Libia una delle vittime, il rifugiato sudanese “Malik” che il JLP aveva ritrovato nel lager di Ain Zara. Grazie alle legali, Malik è stato prelevato dall’UNHCR e messo su un volo per Roma. Oggi le avvocate stanno facendo azioni per tirar fuori dall’inferno libico le altre vittime di questo caso.
Nel caso Asso Ventinove, JLProject ha contribuito a bloccare i respingimenti operati con navi cargo italiane. Gli armatori adesso temono di dover pagare milioni di euro in risarcimenti alle persone illegalmente deportate in Libia.
JLProject oggi
A febbraio 2023 il JLProject è stato adottato da Mediterranea Saving Humans. Adesso il JLP sta indagando e ritrovando le vittime di tutti i respingimenti in Libia, in particolare quelli diretti e/o coordinati dall’Europa. Moltissime catture in mare (quasi tutte a dire il vero) sono state ordinate dal MRCC di Roma e/o effettuati con l’uso di aerei e droni spia di Frontex – e sono quindi illegali. Il Governo italiano potrebbe venire condannato in sede civile a risarcire migliaia di vittime.
Il JLProject ha già effettuato la mappatura dei respingimenti in Libia avvenuti negli ultimi 5 anni: si tratta di 750 casi che coinvolgono più di 88 mila persone. Ogni respingimento ha foto e video, utili per riconoscere le vittime e creare dossier per i legali.
La Libia non è un porto sicuro
Come è stato riconosciuto dalle organizzazioni internazionali, la Libia non è un luogo sicuro per far sbarcare le persone che stanno in mare, perchè è un Paese instabile e non vengono garantiti i diritti umani.
Numerose inchieste giornalistiche e relazioni delle organizzazioni internazionali hanno denunciato il deterioramento delle condizioni di detenzione dei migranti in Libia, dove vengono consumati abusi, sommarie esecuzioni, torture e sparizioni forzate.
In una relazione del 17 gennaio 2023 il segretario generale delle Nazioni Unite si è dichiarato “gravemente preoccupato” per le continue violazioni dei diritti umani contro i migranti e i rifugiati in Libia, tra cui violenze sessuali, traffico di esseri umani ed espulsioni collettive. Il rapporto ha ribadito che “la Libia non è un porto sicuro per lo sbarco di migranti e rifugiati” e ha ribadito la richiesta agli stati membri coinvolti di “rivedere le politiche che favoriscono gli intercettamenti in mare e il ritorno dei migranti e dei rifugiati in Libia”. Il rapporto ha anche confermato che i guardacoste libici continuano a operare con modalità che pongono in grave pericolo le vite e la salute dei migranti e dei rifugiati che cercano di attraversare il mar Mediterraneo.
Nonostante tutto, il 2 novembre 2022 il Memorandum Italia- Libia si è rinnovato automaticamente, continuando ad alimentare la spirale di violenze, torture, abusi e detenzione arbitraria a cui sono sottoposti uomini, donne e bambini che restano intrappolati in Libia o in Libia vengono respinti, dopo essere stati rintracciati in mare.
Inoltre, il governo ha ulteriormente rafforzato la collaborazione con la Libia. Il 29 gennaio 2023 il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha firmato un Memorandum d’intesa per la consegna di 5 vedette finanziate dall’Ue. “Rafforziamo la cooperazione con la Libia, anche per contrastare i flussi d’immigrazione irregolare.” Ha dichiarato il ministro Tajani.
APPROFONDISCI ANCHE- Memorandum Italia-Libia: 5 anni di morte, abusi e torture