Martedì la commissione Politiche europee dell’Ue del Senato ha approvato con 11 voti a favore su 18 una risoluzione della maggioranza che indica al governo di porre il veto in Consiglio europeo sul regolamento europeo che armonizza tra gli stati membri il diritto internazionale privato e processuale in materia di filiazione.
Nella risoluzione la maggioranza sostiene che il regolamento europeo violi il principio di sussidiarietà e di proporzionalità, poichè il regolamento vorrebbe imporre all’Italia di riconoscere una serie di diritti ai figli e ai genitori il cui rapporto di filiazione è stato riconosciuto da un altro Stato Ue.
Il senatore della Lega, Claudio Borghi, ha espresso il timore che la proposta di regolamento rappresenti un primo passo per un futuro approdo a una surrettizia modifica dell’ordinamento, che considera reato la pratica sulla maternità surrogata.
Il senatore di Italia Viva, Marco Lombardo, ha dichiarato che la base giuridica dell’articolo 81 del TFUE prevede il voto all’unanimità in Consiglio e che, pertanto, il voto contrario dell’Italia preclude l’applicazione del regolamento a tutti gli altri Stati membri, impedendo di dare risposta ai circa due milioni di minori che versano in condizioni di discriminazione per il mancato riconoscimento della loro filiazione.
Cosa prevede il regolamento
A dicembre la Commissione europea ha adottato una proposta di regolamento volta ad armonizzare a livello dell’UE le norme di diritto internazionale privato in materia di filiazione. Questo significa che i genitori riconosciuti in uno stato membro siano riconosciuti in tutti gli stati membri dell’Ue. Il regolamento riguarderebbe tutte le famiglie: quelle formate da un solo genitore, da due genitori dello stesso sesso, e dai genitori che hanno avuto figli attraverso la procreazione assistita
Attualmente gli Stati membri hanno legislazioni diverse, che potrebbero creare ostacoli giuridici per le famiglie che si trovano in situazioni transfrontaliere. Per ottenere il riconoscimento di filiazione le famiglie devono talvolta avviare procedimenti amministrativi o anche giudiziari, che sono lunghi e costosi e possono avere risultati incerti.
Inoltre, la proposta di regolamento prevede un certificato europeo di filiazione che figli (o i loro rappresentanti legali) possono richiedere allo Stato membro che ha accertato la filiazione e utilizzarlo come prova della filiazione in tutti gli altri Stati membri.
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