La deforestazione dell’Amazzonia

La foresta dell’Amazzonia è uno degli ecosistemi più vitali del pianeta. Comprende un’area di 7.500.000 km² in 9 Paesi (40% dell’America latina), 1/4 della biodiversità mondiale, 1/3 di tutto il legname tropicale, 30 mila specie di piante, di cui 2000 commestibili e molte ancora da scoprire. 

La principale minaccia dell’Amazzonia rimane la deforestazione con tutte le conseguenze che ne conseguono. Nel 2021 sulla rivista Nature è stato pubblicato un dato a dir poco sconcertante: secondo l’Afp dal 2010 al 2019, il solo bacino amazzonico brasiliano ha emesso oltre 16 miliardi di tonnellate di CO2, mentre ne ha assorbiti circa 13,9 miliardi.

In altre parole l’Amazzonia non riesce più a compensare l’emissione di gas che avvelena il pianeta. Secondo gli scienziati la foresta è diventata un emettitore di gas. Non sanno fino a quando continuerà questo processo, ma temono sia irreversibile.

La deforestazione e disboscamento

Da gennaio a ottobre 2022, l’area della foresta amazzonica abbattuta ha raggiunto i 10.000km², che corrispondono a quasi nove volte la città di Rio de Janeiro. Si tratta della più grande devastazione degli ultimi 15 anni. I dati provengono dal Deforestation Alert System (SAD) dell’Instituto do Homem e Meio Ambiente da Amazônia (Imazon), che dal 2008 monitora la foresta attraverso immagini satellitari.

Solo a gennaio 2023 sono stati devastati 198 km² di foresta, un’area simile alla perdita di quasi 640 campi da calcio al giorno. Sebbene questa distruzione sia stata inferiore del 24% rispetto a quella registrata nello stesso mese del 2022, ha rappresentato la terza più grande deforestazione di gennaio in 16 anni.

A marzo la deforestazione è quasi triplicata, facendo chiudere il primo trimestre del 2023 con la seconda area più grande disboscata in almeno 16 anni. Secondo il monitoraggio delle immagini satellitari di Imazon, implementato nel 2008, nei primi tre mesi di quest’anno sono stati abbattuti 867 km². Area equivalente alla perdita di quasi mille campi da calcio al giorno di foresta nativa. Questa distruzione non è stata superiore a quella registrata nel 2021, quando da gennaio a marzo sono stati distrutti 1.185 km² di foresta. La deforestazione è passata da 12 km² nel marzo 2022 a 104 km² nel marzo 2023, con un aumento del 767%. Cioè: quasi nove volte di più.

Oltre alla deforestazione, che è la rimozione totale della vegetazione, il degrado forestale causato da incendi e disboscamento è aumentato del 359% in Amazzonia. L’area interessata da questo danno ambientale è aumentata da 1.137 km² nel settembre 2021 a 5.214 km² nello stesso mese di quest’anno. Ovvero: un aumento di quasi cinque volte. Inoltre, questo è stato il sesto mese consecutivo in cui il degrado è aumentato.

Solo il Pará è stato responsabile della deforestazione di 351 km² in ottobre, il 56% di quanto registrato nell’intera Amazzonia.

Alla base del processo c’è un sistema di mercato. I motivi del disboscamento sono principalmente due: la creazione dei terreni agricoli come quelli di soia e coltivazioni intensive e l’estrazione del legname e minerali preziosi.

A patire  sono in primis le popolazioni indigene negli stati di Yanomami (AM/RR), l’Alto Rio Negro (AM) e il Mundurukú (PA). La deforestazione porta illegalità e sviluppo solo a un gruppo minore di persone, mentre il resto viene lasciata nella povertà assoluta.

Ma a soffrire le conseguenze della deforestazione è tutto il pianeta, perchè la foresta è un enorme deposito di carbonio che non possiamo permetterci di liberare nell’atmosfera. Inoltre, come ha spiegato in un’intervista, Emanuela Evangelista di Amazonia Onlus, le foreste ci proteggono dalle pandemie. Per quanto riguarda il Brasile, ci sono dati sufficienti per dire che dove c’è la distruzione della foresta si verifica un aumento della malaria, ebola e altre malattie infettive e molto pericolose. Le foreste, infatti, ospitano milioni di specie in gran parte sconosciute, tra cui virus, batteri, funghi e molti altri organismi alcuni benevoli altri meno. Nelle foreste incontaminate dell’Africa occidentale, per esempio, vivono alcuni pipistrelli portatori del virus Ebola. Così come è accaduto con patologie come la febbre gialla, la leishmaniosi o l’HIV, dove il virus si è adattato all’uomo a partire dalla variante presente nelle scimmie delle foreste dell’Africa Centrale.

 

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Fonti: https://imazon.org.br

 Immagine di copertina: Christian Braga 

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