Il piano per trasformare il 30% del pianeta in aree protette: favorevoli e contrari

Dal 7 al 19 dicembre 2022 i governi di tutto il mondo si riuniranno per il punto sullo stato di salute dei nostri ecosistemi e concordare una nuova serie di obiettivi per guidare l’azione globale fino al 2030 per arrestare e invertire la perdita della biodiversità. Durante la conferenza presumibilmente sarà adottato il piano per trasformare il 30% del pianeta in Aree Protette entro il 2030.

Survival International, Amnesty International, Minority Rights Group International (MRG) e Rainforest Foundation UK (RFUK) sollecitano gli Stati a riconsiderare con urgenza il piano e denunciano, il cosiddetto target del 30×301 che rischia di distrugge la vita di molti popoli indigeni.

Nell’aprile 2021, 250 tra organizzazioni indigene, ONG e accademici avevano espresso la loro preoccupazione per la proposta di raddoppiare le Aree Protette nell’ambito del Quadro Globale per la Biodiversità post-2020 dell’ONU (Global Biodiversity Framework, GBF). 

La proposta

Durante la Cop15 che si terrà in Canada si prevede che verrà adottato la proposta di proteggere il 30% delle aree terrestri e marine di tutto il mondo. Secondo le organizzazioni favorevoli, la conversione limiterà i cambiamenti climatici, ridurrà la perdita della fauna selvatica, aumenterà la biodiversità, salvaguarderà gli ecosistemi e di conseguenza salverà il nostro pianeta.

I contrari 

Survival International l’ha definita “la grande bugia verde“. Per l’organizzazione le Aree Protette non salveranno il pianeta. Al contrario, aumenteranno la sofferenza umana e in tal modo accelereranno la distruzione degli spazi che pretendono di proteggere, perché l’opposizione locale crescerà. Coloro che soffriranno maggiormente saranno i popoli indigeni del Sud del mondo, che non contribuiscono affatto o ben poco alla distruzione dell’ambiente.

Inoltre, il 30×30 è anche un numero arbitrario che manca di un solito supporto scientifico. Le evidenze scientifiche dicono chiaramente che per fermare il collasso ecologico occorre focalizzarsi con molta più decisione sulla necessità di affrontare le cause reali della perdita di biodiversità, come il sovra-consumo. 

Le proposte alternative 

Le organizzazioni che sono contrarie, hanno avanzato una serie di proposte alternative alle “aree protette”:

1. Dia priorità al riconoscimento e alla protezione dei sistemi di proprietà territoriale collettiva e consuetudinaria dei popoli indigeni, garantendo i loro diritti alla terra, alle risorse, all’auto-determinazione e al Consenso libero, previo e informato, come previsto dagli accordi internazionali sui diritti umani.
2. Riconosca il diritto delle altre comunità che usano la terra per la sussistenza a essere protette dagli sfratti forzati, a godere di uno standard di vita adeguato e a essere consultate su ogni decisione che abbia un impatto sui loro diritti.
3. Si concentri a garantire che tutte le specie e gli ecosistemi minacciati siano adeguatamente protetti, invece che ad aumentare semplicemente le Aree Protette.
4. Affronti adeguatamente le cause che stanno alla base della perdita di biodiversità.

 

Immagine di copertina: Survival International

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