Qualche giorno fa, il Ministro dell’Economia Roberto Gualtieri,dopo il vertice all’Ecofin, ha esordito con questa affermazione: “L’Italia ha la digital tax: la faremo entrare in vigore il primo gennaio, è uno dei componenti della manovra. C’era ma non era operativa”.
“E’ positivo che stia andando avanti il negoziato sulla tassazione delle multinazionali digitali, ma non solo, a livello di G20. Noi auspichiamo un accordo comune, a livello internazionale, in assenza del quale procederemo a livello europeo“, ha concluso Gualtieri.
Dal 1 gennaio 2020 entrerà in vigore la digital tax, l’imposta del 3% che graverà sulle aziende che gestiscono piattaforme digitali che fatturano almeno 750 milioni di euro con introiti di 5,5 milioni di euro provenienti dai servizi digitali in Italia.
Le aziende interessate saranno per esempio Google, Amazon, Facebook, Ebay in quanto effettuano operazioni in Italia pur non essendo residenti.
Il gettito stimato da questa imposta è di 600 milioni di euro.
La web tax europea
Lo scorso 21 marzo la Commissione ha proposto una web tax al 3% sui fatturati superiori a 750 milioni di euro e con un fatturato generato solo in Europa superiore ai 50 milioni.
L’ intenzioni della Commissione è applicare un’ imposta temporanea, fino a quando verrà fatta la web tax di lungo termine. Ma per il momento l’imposta del 3% non ha ancora avuto l’unanimità dei Paesi Membri.
Bruxelles ha affermato la necessità di avere una web tax comune per evitare che ci siano conseguenze importanti sul mercato unico. Della stessa posizione è OCSE , ma sul piano internazionale.
La posizione dell’OCSE
Il Segretario dell’OCSE ha annunciato che porterà una proposta ad hoc nel prossimo G20 che si terrà il 17-18 ottobre a Washington.
“Il mancato raggiungimento di un accordo entro il 2020-ha affermato Gurria-aumenterebbe il rischio che i Paesi agiscano unilateralmente con conseguenze importanti sull’economia globale, già fragile.”
La proposta dell’OCSE è far pagare alle multinazionali del web le tasse nei Paesi dove fanno profitti, pur non essendo presenti fisicamente.
La Spagna è stato il primo Paese ad adottare la web tax
I Paesi Membri, in assenza di una normativa europea, stanno iniziando a muoversi da soli. Ha iniziato la Spagna che lo scorso gennaio ha approvato l’imposta del 3%-in linea quanto auspicato dalla Commissione Europea-alle aziende del digitale. Ad essere interessate sono le aziende che fatturato almeno 750 milioni di euro di cui 3 milioni in Spagna, in quanto erogatori di servizi di pubblicità online (Google), e servizi di vendita di dati (Facebook) e d’intermediazione (Uber)
La Taxe Gafa della Francia
Nel mese di luglio anche la Francia ha approvato la web tax.
L’imposta è del 3% come indicato dalla Commissione-ma non è mancata la dura reazione di Trump con questo tweet
France just put a digital tax on our great American technology companies. If anybody taxes them, it should be their home Country, the USA. We will announce a substantial reciprocal action on Macron’s foolishness shortly. I’ve always said American wine is better than French wine!
— Donald J. Trump (@realDonaldTrump) July 26, 2019
L’imposta si applicherà alle aziene che fatturano almeno 750 milioni di euro a livello globale e 25 milioni in Francia.
L’Italia e la Gran Bretagna applicheranno la web tax a partire dal 2020
In Italia la web tax era già prevista nella legge di Bilancio del 2017 e del 2018, ma mancavano i decreti attuativi. Stando alle dichiarazioni del Ministro Gualtieri, andrà in vigore a partire da gennaio 2020.
Sulla stessa linea è la Gran Bretagna ma con un’imposta del 2% sul fatturato di almeno 500 milioni di sterline.
Conclusione
La questione della web tax è molto difficile, ma si rende necessaria e giusta visto che questi colossi fanno fatturati importanti anche in Europa.
Dati i vari interessi, purtroppo questa imposta non ha l’approvazione di tutti i Paesi Membri. Infatti, la Commissione è in una fase di stallo.
Coloro che hanno iniziato ad applicarla, seppur unilateralmente ,si sono attenuti alle indicazioni della Commissione
Adesso attendiamo cosa ne uscirà fuori dal G20 del 17-18 ottobre a Whashington.